Il blocco del traffico? È inutile,
e gli esperti lo dicono da anni…

Diminuzione delle polveri del 95 per cento e CO2 a meno 40 per cento rispetto al 1990: questi i dati forniti non da “nemici dell’ambiente” ma da Corrado Clini, tecnico di valore, che opera presso il ministero dell’Ambiente. Aggiungiamoci quanto ha detto sul possibile legame fra i danni alla salute e lo smog dal professor Umberto Veronesi (“il 30 per cento dei tumori è dovuto a ciò che mangiamo, mentre solo il 4 per cento all’aria che respiriamo, nella quale la quantità giornaliera di benzene assunta per via inalatoria ipotizzabile nel peggiore dei casi risulta circa la metà rispetto a quella conseguente al fumo di una sigaretta che resta il nemico più pericoloso”) e il quadro è delineato. Pronto per essere “esposto” e mostrare l’itutilità del blocco della circolazione. Certo, in un Paese dove spesso le parole contano più dei fatti, si potrebbe continuare all’infinito ad argomentare sulla questione inquinamento, proponendo le opinioni più distanti. Ma il fatto che molti degli stessi amministratori che avevano annunciato di dare attuazione alla giornata di blocco,  trovandolo sostanzialmente inutile, abbiano lasciato con il cerino in mano il sindaco di Milano Letizia Moratti e il suo collega di Torino, Sergio Chiamparino,  è una conferma di tutto questo. La teoria dei “geniali” sindaci alla ricerca di consenso è che, anche se inutile, la misura di divieto debba scattare egualmente se non fosse altro per l’alto valore educativo che dovrebbe indurre i cittadini a riflette sulla questione ambientale. Non esistevano altri modi, meno impattanti per i cittadini e per i settori economici, per educare la gente? Ma non è tutto: la conferma di quanto sia superflua la decisione arriva anche dal numero delle deroghe che verranno concesse sia per settori di grande rilevanza, come la moda, sia per coloro che si recheranno agli stadi. Infine, quanto costerà alla collettività potenziare i mezzi pubblici e finanziare le iniziative ludiche per trasformare una farsa in una festa?  Le deroghe potranno sicuramente limitare gli aspetti negativi, ma è mai possibile che in un Paese che si definisce, attraverso la carta costituzionale, “una Repubblica fondata sul lavoro”, governata oggi da un esecutivo di stampo liberale, si consenta agli amministratori di danneggiare proprio coloro che vogliono lavorare o sono addirittura obbligati a farlo? Comprendiamo bene che molti di loro temono le azioni della magistratura. Allora si modifichino le leggi , anziché mettere una toppa che, come dicono in una parte operosa come il Nord Est, rischia di essere “peso del buso”. In tutta questa storia senza capo ne cosa c’è un capitolo che leggiamo con particolare disappunto : è quello che mostra quanto siano poche le amministrazioni che hanno dato vita a un piano che in modo razionale sappia affrontare quelli che sono i veri interventi per ridurre i livelli di inquinamento, comunque già notevolmente diminuiti. Il Governo ha affrontato il tema della mobilità cittadina nel Piano della logistica approvato nel 2006 indicando le linee più adatte sulle quali intervenire. Ma pochi lo hanno preso in considerazione. Ci sono amministrazioni che hanno sottoscritto protocolli di intesa per realizzare progetti di filiera, avviati e poi accantonati senza effettuare la benché minima prova. L’amministrazione comunale di Milano, in uno studio di diversi anni fa, aveva evidenziato come le domeniche a piedi in realtà, avessero pochi effetti positivi per due semplici motivi: al termine del divieto il numero delle autovetture che si metteva in moto verso il centro era quasi il doppio di quello registrato nelle giornate senza divieti; inoltre il potenziamento dei mezzi di superficie di fatto produceva una maggior emissione del materiale particellare, quello per intenderci cancerogeno, in quanto gli autobus avevano un potere di inquinamento pari a più di duemila autovetture. Nessuno ha mai sconfessato quello studio ma tutto è finito nel dimenticatoio. Perché non si è pensato di sostituire i mezzi dedicati ai servizi in città con quelli alimentati a Gpl o metano? Perché non si è regolamentata la distribuzione nei centri cittadini con criteri di premialità? Infine perché non si è intervenuti in tutti questi anni sugli impianti di riscaldamento?  Non sono dieci, ma comunque sono domande alle quali si dovrebbero fornire delle risposte concrete e non, come si usa, limitandosi a sostenere che è in corso una approfondita valutazione o avanzando proposte senza senso come quella di diminuire la velocità su alcuni tratti autostradali. Insomma, il solito bla, bla, bla di sempre che non conclude mai nulla ma lascia passare il tempo. Intanto  i cittadini e l’economia subiscono le conseguenze dei blocchi che qualcuno (e non è il caso di scandalizzarsi) ha definito ecocretini.

Paolo Uggè