A Brescia, alla presenza di numerose autorità, il ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli ha inaugurato ufficialmente l’Autoparco Brescia Est, l’area di sosta realizzata da una collaborazione fra Fai e Società Autostrade. Facilmente raggiungibile (basta uscire al casello di Brescia est sull’Autostrada a 4 e percorrere una manciata di metri) l’area si pone all’avanguardia a livello europeo sia per gli spazi sia per i servizi offerti all’uomo e ai mezzi. Docce, sale relax, bar, ristorante, lavanderia, rifornimento carburanti a prezzi scontati, officine per la riparazione di qualsiasi guasto, dal più banale al più grave (con la possibilità, in questo caso, di pernottare a prezzi ultravantaggiosi): sono solo alcuni dei servizi che ogni moderno “viandante” dei tempi nostri può trovare, unitamente a una gamma di prodotti e consulenza. Non vogliamo però soffermarci su quanto l’area offre ai conducenti dei mezzi pesanti: quello che ci preme è sottolineare un’idea che ci pare meriti attenzione. Saranno trascorsi poco più di dieci anni da quando la Fai Service (struttura di servizi per le imprese di trasporto sorta grazie all’intraprendenza e alla voglia di fare di uomini parte del mondo Fai) diede corso all’idea di destinare quanto di utile restava dall’erogazione dei servizi per finanziare la realizzazione di quello che è stata la prima esperienza a livello nazionale effettuata da una organizzazione che da anni opera nel mondo delle associazioni di categoria dell’autotrasporto: l’area di sosta a Villanova d’Asti. La prima area dedicata ai camionisti Sono queste le risposte concrete che sono state fornite a coloro che, per invidia o forse per stupidità (o per tutte e due insieme) cercano da anni di svilire la grande azione di sostegno che viene attuata per venire incontro a alcuni problemi concreti degli operatori che viaggiano o che fanno viaggiare i propri dipendenti sulle strade al volante di Tir. Non c’è dubbio che in tutti questi anni si sia fatto un gran parlare della necessità di realizzare aree attrezzate, in modo adeguato, per realizzare oasi nelle quali uomini che hanno la necessità di poter recuperare energie psicofisiche potessero sentirsi uomini di pari dignità. Non più piazzole poco accoglienti dove si poteva trovare di tutto; basta con le soste non consentite e irregolari presso i distributori di carburanti dove spesso, oltre che subire le reazioni irate degli automobilisti, gli autisti dovevano subire le reprimenda e talvolta anche le sanzioni che le forze dell’ordine applicavano loro in applicazione di norme. In queste aree attrezzate e custodite l’uomo trasportatore può sentirsi meno viandante della strada abbandonato a sé stesso. I governi che si sono succeduti in tanti anni e coloro che hanno pensato a realizzare solo utili grazie alle concessioni pubbliche per rendere più umane le autostrade si sono limitati a realizzare aree con qualche gazebo o scavi che riportavano alla memoria antichi ruderi del nostro passato. Mai un progetto che mettesse al centro l’uomo che viaggia e la sua dignità. La Fai e la sua dirigenza hanno invece saputo tradurre le esigenze in realtà, fornendo una risposta a un problema reale e sociale. La decisione delle Autostrade di intervenire, dopo qualche tempo, a supportare e condividere tale iniziativa non è da meno ed è sicuramente meritoria e dimostra come le buone idee trovano sempre negli uomini intelligenti il giusto ascolto. Parte quindi oggi un’avventura che ci auguriamo sia seguita da altri esempi da attuarsi con lo stesso spirito e non solo per sciocco spirito di emulazione. Al Governo, che si dice attento e sensibile alle iniziative dei privati, e la presenza del ministro Matteoli ne è una conferma, chiediamo solo ora di evitare che un’azione meritoria possa essere vanificata dalla mancanza di una regolamentazione che impedisca, anche attraverso una crescita incontrollata, a qualcuno di immaginare di realizzare dei profitti sulle spalle dei tanti operatori che percorrono le nostre strade. Con i compiti di coordinamento che gli sono propri il Governo può disegnare un piano che consenta da un lato la realizzazione di un numero di aree che sono realmente necessarie, cosi come effettuato in altri Paesi che da anni hanno favorito la nascita di centre routier o truck stop.
Paolo Uggé