Il no alla Tav e, con essa a moderni ed efficienti collegamenti fra l’Italia e l’Europa, sarebbe peggio del no al nucleare che l’Italia pronunciò con un referendum, col risultato che oggi il nostro Paese paga salatissimo il conto di quella decisone (40 miliardi di euro l’anno costa l’acquisto di energia da Paesi che sono ai confini con il nostro) correndo per di più gli stessi rischi che secondo i propugnatori del no si sarebbero invece evitati bocciando tale fonte di energia. Ad affermarlo, nel suo appuntamento settimanale con gli associati on line sul sito di Conftrasporto, (cliccate qui per leggere il testo integrale) è il vicepresidente nazionale dell’associazione, Paolo Uggè, Continua a leggere