Il grido d’allarme è stato lanciato negli ultimi giorni dell’anno: il numero dei lavoratori distaccati che vengono a prestare la loro mano d’opera in Italia è in deciso aumento. Dal 2006 a oggi è salita del 150 percento la percentuale delle imprese facenti capo a cittadini rumeni. Lavoratori che sembrano in grado di svolgere ogni attività, dal muratore all’elettricista, dall’idraulico fino al conducente di camion, e che solitamente dipendono da imprese rumene che applicano i contratti nazionali (anche se questo non sarebbe ammesso dalle regole europee). Nella migliore delle ipotesi le imprese italiane se la cavano con 500 o 600 euro mensili; nella peggiore c’è comunque un risparmio sugli obblighi fiscali che vale sempre un 30 per cento del costo del lavoro. Continua a leggere