Quante volte occorrerà ancora denunciare la grave carenza delle connessioni delle reti e dimostrare, prove alla mano, che questo deficit infrastrutturale penalizza la competitività italiana? E quante volte si dovrà spiegare a chi guida il Paese che una politica dei trasporti basata su infrastrutture realizzate senza che appartengano a un disegno d’insieme può solo fallire? Forse per farlo comprendere potrebbe servire un esempio: quello che arriva dalla Cina, che ha dato vita a una banca, l’Asian international infrastrutture, con l’obiettivo di realizzare un progetto sulle infrastrutture da far impallidire il progetto Marshall, costruendo “la nuova via della seta”. Continua a leggere