Dopo la sentenza con la quale i giudici del tribunale di Roma hanno ordinato il blocco, entro 10 giorni, dei servizi offerti dal gruppo Uber in Italia con la app Uber Black, confermando che l’offerta di noleggiare le berline nere con autista attive a Milano e nella capitale rappresenta una forma di concorrenza sleale, i commenti si sono sprecati. Qualcuno fra coloro che si autodefiniscono i rappresentanti dei consumatori (come se ne avessero il monopolio in esclusiva) ha parlato di “ritorno al Medio Evo” e illustri opinionisti si sono detti concordi paragonando il pronunciamento del tribunale di Roma a un’evidente manovra in retromarcia rispetto alla modernità. Nessuno che abbia fatto cenno invece a due aspetti di rilevante importanza e cioè al fatto che l’applicazione Uber è incompatibile con le normative di legge vigenti e soprattutto che non fornisce garanzie terze riconosciute da un organismo pubblico sulla professionalità e sul possesso dei requisiti necessari per esercitare la professione di noleggiatore con conducente. Continua a leggere