Fra il dire e il fare c’è di mezzo il mare. Un detto che calza a pennello per riassumere la storia di una possibile opportunità di far ripartire l’economia puntualmente sprecata da un governo che pure si è autonominato “del fare”. La storia è quella dei nostri porti che oggi, per colpa di un mare di burocrazia e di scarsa funzionalità, fanno perdere al nostro Paese 600 milioni di euro in dazi, 150 milioni in tasse portuali e qualche miliardo di Iva non riscossa. E questo perché una consistente fetta delle merci destinate all’Italia vengono sdoganate nei porti del nord Europa. Riportarle in Italia” sarebbe semplice: basterebbe eliminare le 68 operazioni di controllo e ridurre gli enti (18) che sovrintendono alle operazioni per migliorare la competitività dei nostri porti. Continua a leggere