“Siamo convinti che il miglioramento dell’efficienza logistica, dai porti agli interporti, dalla distribuzione urbana delle merci alla riduzione dei tempi di attesa al carico e allo scarico, unito a un più convinto ricorso a forme di comodalità (grazie anche al ferrobonus e alla prosecuzione dell’ecobonus per le autostrade del mare) ci consentirà di attrarre nuovi volumi di traffico che oggi scelgono la maggiore efficienza dell’organizzazione logistica del Nord Europa e aiuterà il nostro Paese a crescere da 0,3 a 0,5 punti di pil in più l’anno”. Con queste parole il sottosegretario alle Infrastrutture e ai Trasporti e presidente della Consulta generale per l’autotrasporto e per la Logistica, Bartolomeo Giachino, ha presentato martedì a Roma il nuovo Piano nazionale della Logistica.
Un Piano che, partendo dal precedente (approvato dal Cipe nel marzo 2006), è stato rielaborato alla luce dei grandi cambiamenti prodotti dalla crisi economica e dai nuovi equilibri economici mondiali. “Abbiamo retto alla crisi peggiore meglio di tanti altri Paesi”, ha detto Giachino, “ora dobbiamo lavorare per aumentare la crescita e la logistica può dare un contributo decisivo aumentando la competitività del nostro sistema produttivo, unico modo per crescere di più. Il Piano, nell’attesa che si realizzino le grandi infrastrutture sbloccate dal Governo è lo strumento migliore per lavorare all’aumento della efficienza logistica del nostro Paese”.
Come si legge in una nota della Consulta generale per l’autotrasporto e la logistica, per molti dei Paesi europei che negli ultimi anni hanno registrato la maggiore crescita economica, la logistica rappresenta un importante driver dello sviluppo. Al contrario, l’inefficienza logistica italiana, dovuta ai pesanti gap infrastrutturali, ai tanti veti posti sui dragaggi e sulle grandi opere (come la Tav), ai tanti colli di bottiglia che rallentano l’accesso ai centri urbani, al costo dell’attraversamento delle Alpi, alla maggiore congestione del traffico, oltre a rallentare la nostra crescita rappresenta un costo che è stato valutato in 40 miliardi di euro l’anno. II Piano si pone l’obiettivo di ridurre il costo dell’inefficienza logistica di 10 punti l’anno dal 2011 (equivalente a 4 miliardi). I porti del Nord Tirreno e del Nord Adriatico devono puntare ad attrarre i 2 milioni di containers diretti verso il nord Italia, la Svizzera e l’Austria e che per le nostre inefficienze scelgono i porti del Nord Europa e le locali imprese di logistica. Questo obiettivo vale almeno 3 miliardi di euro. I porti del Centro Sud svolgo una funzione fondamentale sia per le autostrade del mare che per i collegamenti con tutti i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo. È un lavoro che il Paese non può rinviare, se non vuole continuare a pagare un prezzo elevato in termini di minore competitività e di minore crescita economica. Di qui, la scelta di un Piano operativo, articolato in 10 linee strategiche che comprendono le prime 51 azioni applicando il metodo Attali (dal nome dell’economista francese a cui Nicolas Sarkozy consegnò la guida di un organismo trasversale per formulare proposte di crescita economica in Francia) già individuate e che verranno portate avanti dalla Consulta della logistica, organo della concertazione tra i vari ministeri, le associazioni del mondo dei trasporti e della logistica, e la committenza. Il miglioramento dell’efficienza logistica di 10 punti l’anno potrà essere raggiunto solo con il pieno coinvolgimento di tutta l’organizzazione logistica del Paese, delle Regioni, degli enti locali, degli operatori logistici pubblici e privati. L’aumento dell’efficienza logistica, la maggiore competitività del nostro sistema economico e l’aumento dei volumi di traffico darà una spinta aggiuntiva alla crescita economica e occupazionale di cui il Paese ha assolutamente bisogno.