La Svizzera è la via più breve per il Centro e il Nord Europa, ma con l’autotrasporto continua ad avere un rapporto conflittuale. Se da una parte pare ben contenta di intascare i proventi dell’attività doganale per il passaggio delle merci oltre che alla vignetta annuale che chi percorre l’autostrada deve pagare obbligatoriamente, dall’altra non vuole avere troppi “bisonti della strada” sul proprio territorio perché sono mezzi che inquinano. Ora il Gran Consiglio ticinese ha deciso di introdurre la cosiddetta “fase rossa” sull’autostrada A2. Stop ai mezzi pesanti, che non potrebbero circolare, in direzione nord, dalle 6.30 alle 9 nel tratto dal valico di Brogeda fino a Lugano nord, e in direzione sud, dalle 17 alle 20 da Taverne ai valichi. Oggi in Svizzera vige già il divieto di circolazione per i Tir dalle 22 alle 5. Il nuovo divieto potrebbe incidere notevolmente sul traffico nel Comasco, ma non solo.
Imporre ulteriori restrizioni sull’orario porterebbe inevitabilmente maggior concentrazione di Tir durante gli orari permessi alla circolazione: con il divieto di transito da nord verso sud sul ponte diga di Melide, dalle 17 alle 20, avremmo un’invasione di camion sull’autostrada a Chiasso, i quali per ovvie ragioni, non potranno far fronte alle formalità doganali necessarie per uscire dal nostro Paese, creando una coda interminabile già la sera stessa, con un difficile smaltimento della stessa anche il giorno successivo. La decisione non piace neppure al direttore dell’Associazione Svizzera dei Trasportatori stradali – Sezione Ticino Waldo Bernasconi. La decisione del Gran Consiglio è “frutto d’improvvisazione”, ed è presa da un organismo che non dispone di nessun controllo sulle autostrade, dichiara a Ticinonline. “Chi paga sono gli autisti in primis, che saranno costretti a lasciare il camion a Taverne: e come torneranno a casa?”. A essere penalizzati saranno anche tutti coloro che attendono le merci, ovvero artigiani e aziende. “In molti si sono lamentati, e se le nostre ragioni non saranno ascoltate potremmo arrivare al blocco dei nodi strategici del traffico”.
Gli autotrasportatori affermano – si legge ancora sul portale Ticinonline.ch – che la decisione del Parlamento ticinese non risolve il problema del traffico a sud del Ponte Diga, anzi in un certo senso lo esaspera. “Ci troveremo” rilancia Marco Tepoorten, direttore generale della Franzosini Sa, “le colonne di automezzi fino allo svincolo di Mendrisio; sull’altro versante il divieto in direzione nord, dalle 6.30 alle 9 causerebbe un blocco totale dell’entrata dell’autostrada a Chiasso in direzione nord”. Una decisione, quella del Gran Consiglio, “presa senza consultare esperti del settore o associazioni di categoria, e senza valutare minimamente le conseguenze che la stessa potrebbe portare sulle nostre strade e soprattutto nelle zone di Chiasso. Il fatto di non prendere in considerazione queste ovvie conseguenze è per me un fatto grave: qui siamo di fronte ad un caso di inadeguatezza o di incapacità dei nostri politici. Inadeguatezza, in quanto nell’ipotesi in cui, tra una distrazione ed un’altra, i nostri politici abbiano votato diciamo “sovrappensiero” tale decisione abbiamo la dimostrazione che 69 persone su 70 votano superficialmente decisioni che riguardano problematiche rilevanti”. In definitiva, il problema si può porre in questi termini: il flusso degli automezzi rimarrà identico, “ma rischia di concentrarsi in poche ore della giornata creando il caos totale!” Bisogna considerare, afferma il direttore generale di Franzosini, anche le reazioni dell’Italia e degli altri Paesi, e una lunga serie di problematiche, quali ad esempio il rispetto dei tempi di consegna, degli orari di guida degli autisti. “Tutto ciò rischierebbe di tramutarsi in breve tempo in un mero aumento dei prezzi al consumo dei prodotti, ovviamente a discapito dei soli ticinesi visto che i frontalieri effettuano i loro acquisti in Italia”.