Come tutelare l’autotrasporto dai danni legati alle contraffazioni?

Abbiamo ricevuto in redazione una lettera che mette in luce i danni derivanti dalla contraffazione dei prodotti e i possibili legami con il mondo del trasporto. Una lettera che potrebbe accendere un vivace dibattito. Eccola…

Gentilissima redazione di Stradafacendo, leggo sempre nelle pagine di questo blog, con molto interesse, gli interventi sulle molteplici problematiche riguardanti il trasporto e la logistica svolti da autorevoli rappresentanti dell’associazionismo imprenditoriale del settore specifico, che da anni osservano lo scenario nel quale si svolge il lavoro nel settore, nelle sue peculiarità e nelle sue evoluzioni. Dalle questioni legate al lavoro a quelle connesse alle infrastrutture, dalla illegalità diffusa, che si vorrebbe contrastare con maggiori controlli, alla necessità di una maggiore attenzione ai temi della tutela dell’ambiente, aspetto quest’ultimo alle volte trattato con disarmante superficialità da taluni rappresentanti il mondo politico che propongono soluzioni da “Alice nel paese delle meraviglie”. Ma esiste un tema che si riflette, a mio parere, negativamente sullo stato del settore, sul quale ho notato scarsa attenzione e pochi interventi e che, invece, dovrebbe raccogliere una attenzione più forte, più approfondita: quello della contraffazione dei prodotti.
Secondo un rapporto del stilato dal Counterfeiting Intelligence Bureau, ufficio attivato dalla Camera di Commercio Internazionale per l’osservazione e la protezione delle imprese dai danni derivanti dalla contraffazione dei prodotti, il fatturato di questa attività illegale ha raggiunto livelli economici incredibili: dal 5 al 7 per cento del commercio mondiale, per un valore pari a circa 300 miliardi di euro in un anno. Trattasi quindi, di una vera e propria industria della contraffazione che ha la sua base primaria nei Paesi asiatici, che coinvolge organizzazioni malavitose, genera sfruttamento delle persone, e crea nuovi pericoli per la gente comune, legati alla qualità dei prodotti realizzati. E non si tratta di solo abbigliamento, ma di alimentari, farmaci, prodotti per la cosmesi e altri presidi igienico-sanitari, solo per fare alcuni esempi.
Attività i cui effetti si riflettono su tutti i componenti la catena del valore del commercio. Non solo, quindi,  gli utenti finali, ossia i consumatori, ma con risvolti per esempio di natura anche sociale legati alla perdita di posti di lavoro nelle imprese colpite dalla concorrenza generata dai prodotti falsi, con impatto dannoso sull’erario delle stato e, non ultimo in ordine di importanza, anche coloro i quali vengono chiamati a far arrivare sul mercato i prodotti contraffatti.
Ciò specificato, questa la riflessione da svolgere che pongo ad ampio spettro ai rappresentati l’autotrasporto che intervengono su Stradafacendo: il mercato della contraffazione, che produce beni di basso valore,  influisce negativamente sul settore del trasporto e della logistica in termini di abbassamento dei prezzi per i servizi di trasporto richiesti, di qualità degli stessi e quindi, di mancato rispetto delle norme sulla sicurezza intesa nel modo più ampio possibile?
È certo che per trasportare, assicurare, e quant’altro, un prodotto pseudo-griffato realizzato a basso costo,  non può che essere richiesto un valore fuori mercato, per i servizi connessi al suo trasferimento sul mercato. Allora come può tutelarsi il settore del trasporto e della logistica rispetto a questo nuovo fronte che genera di fatto una concorrenza sleale?