Non sono una categoria simpatica. Anzi, nell’immaginario collettivo i poveri ausiliari del traffico sono decisamente antipatici. Sono loro che controllano la sosta nelle grandi e piccole città e lasciano sul parabrezza dei bigliettini che equivalgono a multe per divieto di sosta. E alla categoria degli ausiliari non giova certo quest’ultima storia di cronaca giudiziaria. A Como un “vicevigile” 36enne è stato condannato in primo grado a un anno per concussione. Motivo? Pretendeva prestazioni sessuali dalla dipendente di un centro estetico alla quale altrimenti avrebbe elevato una serie di multe per divieto di sosta.
Ad accorgersi dei ricatti era stato il fidanzato della ragazza, che dopo aver parcheggiato la sua auto di fianco a quella dell’amata si era trovato una bella multa da 36 euro, mentre sull’altro veicolo non c’era nulla.
Lei si è così convinta a denunciare quanto stava avvenendo da tempo, con le continue richieste di prestazioni sessuali fatte dall’ausiliario. Il processo per la tentata concussione a luci rosse si è concluso con la condanna a un anno per concussione. “Tutto è iniziato con dei saluti”, ha spiegato la vittima al giudice, “poi si è passati ad apprezzamenti sempre più pesanti e volgari. Di lui sapevo solo il nome, perché aveva la targhetta distintiva. Ha iniziato a chiedermi prestazioni sessuali per non farmi la multa. Io rispondevo di darmi pure la sanzione. La cosa è proseguita per sette-otto mesi. Veniva anche a suonare al centro estetico, per avvisare quando il biglietto del parcheggio stava scadendo. Gli incontri avvenivano quando ero sola in negozio, senza il mio ragazzo di allora”.
Si è trattato di chiare richieste di “prestazioni sessuali in cambio di una mancata multa”, ha sottolineato il pm Massimo Astori. “Queste non erano battute scherzose e volgari. Qui c’era in più l’insistenza. Lo scherzo non prosegue per un anno”. “Trovatemi voi un soggetto di buon senso che per evitare 36 euro di multa va a letto con un ausiliario della sosta? Qui, al massimo, c’è il fastidio della molestia, non la preoccupazione della proposta indecente”, ha cercato di convincere il giudice l’avvocato difensore Roberto Rallo. Il collegio però ha optato per la condanna a un anno.