“Ripresa e ripartenza sono fra le parole più pronunciate in questo periodo, il sogno più desiderato da milioni d’italiani perché significherebbe tornare alla “normalità” lasciandosi alle spalle l’incubo pandemia: ma chi dovrà trainare questa ripartenza, il settore dell’autotrasporto, sarà messo in grado di farlo?” È una domanda importantissima, decisiva per capire se davvero l’economia italiana potrà rimettersi in moto quella che pone Giuseppe Cristinelli, presidente di Fai (federazione autotrasportatori italiani) di Bergamo che dalle pagine del quotidiano L’Eco di Bergamo, invita tutti a non sottovalutare il segnale del fermo di cinque giorni dell’autotrasporto proclamato e poi annullato in Liguria, perché, spiega il presidente di Fai Bergamo, la protesta è stata cancellata “per senso di responsabilità e non certo perché non ci fossero le condizioni per fermarsi, dopo mesi vissuti lavorando in condizioni esasperanti” e perché “perché senza interventi risolutivi il fermo rischia solo d’essere rimandato”. Per una ragione semplicissima: “perché a categoria non è più in condizione di reggere”. Un invito esplicito, dunque, a non ritenere che tutto sia risolto solo perché rientrata una manifestazione di protesta, ma ad adire subito perché vengano risolti i problemi che potrebbero scatenarne altre, e non solo in Liguria. “Problemi che, prosegue Giuseppe Cristinelli, sono sotto gli occhi di tutti, dal Governo alle Regioni, alle Province ai Comuni: la mobilità che non funziona, i troppi ostacoli sul cammino di uomini e merci, rappresentati da una manutenzione delle strade, di ponti e gallerie, di cui si parla tanto facendo pochissimo, di cantieri che non si aprono o che restano aperti per troppo tempo, i divieti alla circolazione che non vengono cancellati, consentendo così alle imprese di “spalmare su più giorni (e magari anche più notti, incentivando a far circolare i mezzi pesanti in quegli orari per esempio tagliando i pedaggi autostradali) i viaggi, riducendo così automaticamente il traffico”, Ostacoli che non rallentano, o addirittura frenano, solo il trasporto delle merci “ma anche di milioni di turisti che rappresentano un’altra fondamentale strada per uscire dalla crisi” e che potrebbero essere spesso risolti con “piccoli cantieri, come quelli per molte varianti che potrebbero consentire ai mezzi pesanti di evitare di attraversare i centri abitati, consentendo di agire contemporaneamente su più fronti, come quello economico, della sicurezza e della tutela ambientale”. L’Italia sogna solo di poter finalmente ripartire, ma, è l’amara conclusione, “Il rischio è quello di essere arrivati a vedere, dopo 15 interminabili mesi, finalmente una luce in fondo al tunnel ma solo per riprecipitare immediatamente nel buio”. E tutto perché non si riesce a comprendere che senza mettere il settore dell’autotrasporto nelle condizioni di poter lavorare senza ostacoli la ripresa non potrà mai ripartire davvero?