Rimborsi negati a chi inquina meno: “I filtri Fap non cambiano la categoria del camion”

È stata definita un’autentica beffa, l’ennesimo esempio di come la pubblica amministrazione “sappia” danneggiare i privati. È lo “scandalo “caso Fap”, sigla che indica i filtri anti particolato montati su mezzi di trasporto per ridurre l’inquinamento, denunciato dai titolari di un’impresa di trasporti bergamasca, la Fenaroli Trasporti, il cui titolare si è sentito preso in giro e derubato scoprendo che i filtri montati sui propri camion permettevano di equiparare degli “Euro 3” a degli “Euro 5”, ma solo sotto l’aspetto ambientale, non fiscale. Impedendo a quei mezzi, sottoposti a lavori costati 7500 euro per ogni intervento, di rientrare nell’elenco per i quali chiedere il rimborso delle accise sul gasolio. Una vergogna, come l’hanno definita senza usare giri di parole Massimo Fenaroli e Dino Valtulina, soci nell’attività di trasporto di medicinali e cosmetici, e come la ritengono moltissimi altri loro colleghi in tutta Italia. Compreso il trasportatore che, letta la notizia, ha voluto “indagare” sul caso, scoprendo un documento la cui lettura lascia poche speranze sul fatto che la “beffa” possa essere cancellata. Il documento, datato marzo 2016, e che ha per “oggetto” il “Recupero delle accise sul gasolio per autotrazione – esclusione dei veicoli di categoria euro 2 o inferiore – chiarimenti dell’Agenzia delle Dogane sui mezzi forniti di sistemi di riduzione del particolato” rispondendo a “dei quesiti formulati dalle associazioni del settore (comprese quelle che si riconoscono nel coordinamento Unatras)”, esclude, a chiare lettere che “il montaggio di sistemi di riduzione del particolato su veicoli di categoria ecologica Euro 2 o inferiore (in seguito sarebbero stati considerati invece gli Euro 3 o inferiori), consenta di richiedere la misura per il gasolio consumato sui medesimi mezzi”. Motivando anche, sempre nero su bianco, le ragioni: “Questi dispositivi permettono di assegnare il veicolo a una categoria ecologica superiore limitatamente al parametro delle emissioni inquinanti, per superare eventuali divieti di circolazione previsti da alcuni Comuni per i veicoli meno ecologici; in nessun caso, il loro utilizzo determina invece la classificazione dell’automezzo in una categoria diversa da quella originaria. Pertanto, in conclusione, l’Agenzia ha ribadito che a partire dalla prossima scadenza utile riferita ai consumi di gasolio (…) possono richiedere il rimborso delle accise esclusivamente gli esercenti in possesso di veicoli di categoria Euro 3 o superiore”. Una classificazione che ha poi spostato la classificazione in avanti, “partendo” dagli oggi Euro 4 o superiori. Cambiando la categoria, ma non la beffa, che resta vergognosamente immutata.