Autotrasportatori obbligati a fermarsi “per fermare le scelte assurde del Governo”

“Nelle settimane più drammatiche della pandemia da Coronavirus, con il locdkown che ha visto milioni d’italiani barricati in casa per sfuggire al contagio e migliaia di camion invece regolarmente per strada sfidando ogni giorno il pericolo, per garantire al Paese il rifornimento di cibo, di medicinali, di carburanti, gli autotrasportatori sono stati definiti eroi. Oggi come ringraziamento per questo eroismo un ministro del Governo decide di aumentare le accise sul carburante, manovra destinata a mettere in ginocchio il mondo dell’autotrasporto e, di conseguenza, a “uccidere” l’intera economia del Paese. Solo qualcuno che vive su Marte poteva pensare che una simile scelta non scatenasse automaticamente una rivolta: se il Paese deve davvero finire in ginocchio saranno i lavoratori, primi fra tutti quelli dell’autotrasporto e della logistica, a deciderlo, e non qualche politico che evidentemente non sa neppure lontanamente che i prodotti finiti da consegnare ai commercianti, le materie prime da lavorare nelle aziende viaggiano per il 90 per cento su strada. E che se i camion si fermano, si ferma l’Italia. Il presidente nazionale, Paolo Uggé, lo ha detto a chiare lettere: la categoria è in grado in cinque giorni di mettere il Paese in ginocchio. Nessun rappresentante del settore, e parliamo di migliaia di persone che hanno messo in pericolo la propria stessa vita per aiutare milioni di famiglie a “sopravvivere” alla pandemia, avrebbe mai voluto farlo: ma questo Governo non ci sta lasciando via d’uscita, attuando una manovra che proprio nel momento della ripartenza, con l’aumento delle accise, “taglia le gomme” a centinaia di migliaia di imprese, a milioni d’italiani. Una scelta assurda, irresponsabile che si ritorce contro lo stesso Erario, come l’ha giustamente definita Paolo Uggè, e non possiamo permettere che a pagare una scelta assurda siano milioni di lavoratori innocenti”. A pronunciare le parole, durissime, a commento del “caso accise” esploso dopo la decisione del ministro dell’Ambiente Sergio Costa di far scattare un aumento, è Doriano Bendotti, segretario provinciale della Fai di Bergamo, ma è come se a parlare fossero migliaia di addetti ai lavori del territorio. “Persone che non ne possono più di scelte che sembrano voler andare a tutti i costi nella direzione opposta a quella che dovrebbe rilanciare il Paese, quasi ci fosse la volontà di metterlo davvero in ginocchio. A qualcuno evidentemente la decrescita felice non basta più e vuole dare al Paese una infelicissima morte? Siamo a un millimetro dal baratro nel quale qualcuno sembra deciso a spingerci, non reagire sarebbe da folli, anche se ci rendiamo conto che così metteremo in ulteriore difficoltà cittadini, imprese. Ma è la sola strada percorribile per non far morire l’Italia, travolta da guidatori che troppo spesso si sono dimostrati non all’altezza. Più volte in passato la federazione ha diffuso studi internazionali che dimostrano come pochi giorni di fermo nazionale dell’autotrasporto possano fermare un intero Paese. Ma nessuno ha voluto ascoltare e capire, così come sembra nessuno sappia o voglia comprendere che aumentando le accise tutte le imprese che lavorano con l’estero faranno il pieno oltre confine, facendo perdere ingenti entrate nelle casse dello Stato. Credo non occorra essere economisti per capirlo. La “stangata accise” è una manovra incomprensibile che non ci lascia a questo punto altra scelta se non il fermo. Paradossalmente forse l’unico modo per far ripartire il Paese è paralizzarlo…”.