Realizzare una rotonda lungo una strada può essere un modo per costringere i mezzi a rallentare e garantire maggior sicurezza. Oppure può rappresentare una “soluzione” per costringere centinaia di mezzi pesanti ad allungare il loro percorso aumentando di conseguenza l’inquinamento. Accade a Treviglio, nella Bassa bergamasca, dove un camionista che arriva alla rotonda di via Aldo Moro, diretto verso il centro della cittadina o magari intenzionato a svoltare sulla strada che conduce a Casirate d’Adda o, ancora, su quella per Calvenzano, è costretto a tornare da dove è venuto. In pratica una rotonda senza via d’uscita per i camionisti, come titola un articolo pubblicato dal quotidiano locale L’Eco di Bergamo, se non quella di tornare sui propri passi. Allungando il tragitto, per raggiungere soprattutto la strada provinciale Rivoltana. E creando così, appunto, maggior traffico, inquinando di più. Un’assurdità, indicata a chiare lettere da un cartello stradale che segnala come ogni possibile svolta sia vietata, che numerosi camionisti diretti verso i numerosi capannoni della zona (dove sorge il Pip1, importante insediamento artigianale) per consegnare alle aziende merci da lavorare o caricare prodotti finiti da consegnare, hanno deciso di segnalare alla Fai, la Federazione autotrasportatori italiani, di Bergamo, scesa immediatamente in campo contro una di quelle decisioni che sembrano adottate da chi non ha la più pallida idea di come funziona il lavoro altrui, lontano da una scrivania o da un computer di un ufficio pubblico… “Ci sono autisti che arrivano da fuori regione, spesso dal Sud, che ci chiedono allibiti chi ci sia “alla guida” delle amministrazioni”, commenta con un sorriso amaro Giuseppe Flavio Colombo chiamato a vivere i disagi di questa decisione due volte: da consigliere della Fai di Bergamo, bersagliato dalle lamentele dei colleghi, e da presidente di Assopip1, sollecitato dalle aziende a far arrivare le merci senza ostacoli burocratici. “Ostacoli che sono assolutamente comprensibili per quanto riguarda il divieto per i camion d’imboccare la strada per Casirate, dove c’è una strettoia che oggettivamente può causare problemi; divieto giustificabile anche sull’uscita della rotonda verso il centro di Treviglio, visto che occorre attraversare un ponte vecchio e non sicuro (anche se in un Paese “normale” strade, ponti e gallerie dovrebbero essere costruiti o sistemati in modo da far viaggiare in sicurezza….); divieto invece assolutamente inaccettabile e che la categoria non può più continuare a subire per l’uscita verso Calvenzano che costringe i camion ad allungare il percorso di una decina di chilometri”, afferma Giuseppe Flavio Colombo. “Questo è un Paese in cui molti esponenti politici sono molto verdi in tema di piste ciclabili o monopattini, ma evidentemente molto meno ambientalisti su altri fronti visto che con queste scelte moltiplicano traffico, code, inquinamento….”, Ma anche un Paese in cui non si riesce mai a sapere di chi sono le responsabilità….”In Comune, al comando dei vigili, ci hanno risposto che non è stata una scelta adottata da loro, che è una decisione dell’amministrazione provinciale. La sensazione, francamente, è che ognuno cerchi di lavarsene le mani”, conclude il consigliere di Fai Bergamo e presidente di Assopip1. In attesa, ora, di una risposta dalla Provincia che ha annunciato di voler esaminare il caso.
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