L’ultimo episodio arriva da Casale Monferrato, in provincia di Alessandria, dove la Procura ha emesso 10 provvedimenti di fermo nei confronti di altrettante persone di origine moldava, accusate di una serie di furti ai danni di molte imprese del nord Italia, tra le quali alcune imprese di trasporto. Il valore dei beni sottratti ai proprietari ammonterebbe a circa 1 milione di euro, un bottino costituito da mezzi di trasporto, motorini, ciclomotori, macchine per il movimento terra e anche mezzi agricoli, con valori sostanzialmente differenti. Quello della criminalità è da sempre uno dei più gravi problemi che interessano il mondo del trasporto, specialmente quello stradale. E anche se l’utilizzo dei più sofisticati impianti d’antifurto sta riducendo l’entità degli eventi, sta prendendo sempre più piede un sistema di furto particolare: i malviventi, infatti, non rivendono il bene rubato ma chiedono un riscatto al legittimo proprietario. Una sorta di rapimento, quindi, diffuso soprattutto nelle aree del Centro e del Sud del Paese. Una pratica, a quanto pare, decisamente più semplice e meno rischiosa per i malfattori che, così facendo, non hanno la necessità di introdursi nel mercato per rivendere il bene sottratto nella sua integrità o come pezzi di ricambio. Quello del “rapimento” è un fenomeno poco visibile a causa della mancata denuncia alle autorità competenti, anche perché si risolve con l’esborso, da parte della vittima, di cifre decisamente contenute. E, proprio considerando la tipologia dei beni recuperati nell’Alessandrino, non viene esclusa l’ipotesi dell’esercizio della pratica del “riscatto” anche in questa serie di furti.