Dopo i viaggi in piedi e le carrozze sporche, ora è il nuovo orario invernale a mandare su tutte le furie i pendolari di diverse zone d’Italia. Come quelli del Meratese, in provincia di Lecco, che ogni giorno utilizzano il treno per andare a Milano a studiare o a lavorare. Uomini e donne che dal nuovo orario si aspettavano più corse e un miglioramento del servizio.
Invece, come spiega il Comitato pendolari del Meratese, non ci sono state novità positive. Ma i pendolari non ce l’hanno solamente con le Ferrovie. Nel mirino è finito anche l’assessore regionale ai Trasporti, Raffaele Cattaneo, che oggi vedrà la sua casella di posta elettronica piena della stessa mail di protesta inviata dai pendolari. “Egregio assessore Cattaneo”, questo il testo della mail, “ho letto sulla stampa le Sue recenti dichiarazioni, in base alle quali i pendolari sarebbero soddisfatti dei nuovi orari dei treni introdotti da Trenitalia, e che per il 2010 possono aspettarsi ulteriori miglioramenti del servizio. Io, che su questi treni viaggio quotidianamente sperimentando ritardi, disagi, sovraffollamento e sporcizia (sulla linea Lecco-Carnate-Milano), sono stanco e stufo. In tanti anni, invece che un miglioramento, ho visto un lento ma costante peggioramento del servizio ferroviario. In futuro, la prego almeno di astenersi dal fare dichiarazioni pompose e promesse non potranno essere mantenute. Chi viaggia si aspetta un uso accorto del denaro pubblico, che porti a dei risultati concreti”.
Da Nord a Sud la situazione non cambia. Anche i pendolari siciliani sono sul piede di guerra. Il presidente del Comitato S.Agata-Palermo-Punta Raisi, Giacomo Fazio, ha infatti inviato una richiesta all’assessore regionale ai Trasporti, Nino Strano, al dirigente generale dipartimento regionale dei Trasporti, Giovanni Lo Bue, al responsabile 4° servizio Trasporto Ferroviario, Ignazio Coniglio, al direttore Trenitalia Sicilia, Stefano Carollo, e al sindaco di Capo D’Orlando, Enzo Sindoni, nella quale pone l’attenzione sulle fermate alla stazione di Capo d’Orlando. “Vista la notevole differenza nel numero di fermate”, spiega Giacomo Fazio, “tra il vecchio orario, per non parlare di quello del 2008, e il nuovo nella stazione di Capo D’Orlando, e visto che il numero di pendolari è in crescente aumento, si chiede la fermata a Capo D’Orlando del treno 3840 (partenza da Palermo alle 14:08) , del treno 3846 (partenza da Palermo alle 20:08), del 3845 (partenza da Messina alle ore 17:17) e del 3847 (partenza da Messina alle 19:17). La soppressione di una fermata, o il semplice mutamento di orario, anche di pochi minuti, vuol dire spesso stravolgere la quotidianità delle persone, generando spiacevoli ripercussioni per le predette persone e i loro cari. Persone che spesso sono viaggiatori “per forza”, che si spostano quotidianamente per lavoro o studio, percorrendo centinaia di chilometri e passando parecchie ore sui treni”.
La situazione non cambia di molto in Piemonte. Andrea Rossi su La Stampa parla di un Italia a due velocità: “Torino-Milano”, scrive La Stampa, “è questione di 150 chilometri e 50 minuti per chi viaggia ad alta velocità. Il guaio è che 50 minuti non bastano più per coprire i 40 chilometri tra Torino e Pinerolo. Ce ne vogliono 55. Fino a sabato ne bastavano 50. Fino a un paio d’anni fa in tre quarti d’ora si arrivava. Eccolo il paradosso dell’Italia a due velocità”.
Sempre a La Stampa, Claudio Cornelli, portavoce dei pendolari della Torino-Pinerolo, e vicepresidente del Forum dei pendolari, ha dichiarato. “Sappiamo già che su alcune tratte locali i tempi di percorrenza sono aumentati”. Parliamo – spiega il quotidiano torinese – della Torino-Pinerolo, della Torino-Ivrea, della Torino-Chieri e di tutta la Canavesana. Si va dai tre ai cinque minuti. “Purtroppo su queste linee i tempi di percorrenza sono in crescita da anni”. Ha senso che oggi – rispetto a cinque anni fa – lo stesso treno impieghi dieci minuti in più a coprire i quaranta chilometri della Torino-Pinerolo?
I pendolari e la Regione – spiega sempre La Stampa – stanno cercando di capire il motivo. «Trenitalia spiega che le cause sono imputabili a Rfi (la società delle Ferrovie che gestisce la rete, ndr)». Ma i sospetti che si agitano sono altri. Il primo è che aumentare i tempi di percorrenza serva a far diminuire i ritardi e, soprattutto, le penali che le Ferrovie pagano a viaggiatori e Regione. Insomma, poiché non riesce a far arrivare prima i convogli Trenitalia dilata gli orari. La seconda ragione ha a che vedere proprio con il Paese a due velocità: la scelta di far fermare i Frecciarossa sia a Porta Nuova che a Porta Susa potrebbe congestionare il traffico aumentando così i tempi di viaggio.