Entro un anno la cessione della Tirrenia dovrebbe essere conclusa. Sono tre i gruppi in corsa per l’acquisto della società di trasporto marittimo, ma, come si legge su un articolo di “Libero” di settimana scorsa il debito da un miliardo di euro pesa sul futuro della trattativa. Il bando verrà pubblicato a breve. “Entro settembre 2010 – scrive Libero – la faccenda, che si trascina da parecchi anni, potrebbe essere già archiviata. Il governo rompe gli indugi. E punta a completare la privatizzazione di Tirrenia nel giro di una decina di mesi, a svelare le intenzioni di Palazzo Chigi è stato il ministro dei Trasporti, Altero Matteoli”.
“Nei prossimi giorni, dunque – si legge ancora su Libero – arriveranno le istruzioni per le manifestazioni di interesse ad acquisire la holding Tirrenia e la flotta regionale siciliana Siremar. Per le altre tre flotte locali, invece, sono stati raggiunti accordi per il trasferimento alle rispettive Regioni (Toremar alla Toscana, Caremar alla Campania, Saremar alla Sardegna). I tre passaggi di mano sono stati formalmente conclusi: «A settembre 2010, Tirrenia passerà totalmente ai privati», ha spiegato Matteoli durante il faccia a faccia coni sindacati che lo stesso titolare dei Trasporti ha definito «utile». Poi la promessa: non ci saranno esuberi «abbiamo la garanzia delle regioni». La Sicilia, come emerso nei giorni scorsi, potrebbe concorrere per l’acquisizione del pacchetto che verrà messo in gara. «Non ha voluto fare gli accordi che hanno fatto le altre regioni, così il bando di gara riguarderà nello stesso tempo sia la Siremar che holding. A questo punto si cercherà di capire le mosse dei possibili acquirenti. Sono tre i gruppi in manovra: la Moby di Vincenzo Onorato, la Grandi Navi Veloci e il gruppo greco Attica. Pure la famiglia Rosina di Premuda e il finanziere Manfredi Lefebvre d’Ovidio con un alleato finanziario Usa potrebbero entrare in gioco. Tirrenia, a causa del debito in dote (900 milioni dei quali 725 milioni verso le banche), non è boccone facile, a meno che palazzo Chigi (che si muove col braccio finanziario Fintecna) non decida di adottare una procedura di vendita simile ad Alitalia con la creazione di una bad company”.