Sulle strade italiane si continua a morire. Meno di prima, questo è vero, ma l’obiettivo europeo di dimezzare il numero di decessi entro il 2010 rispetto al 2000 resta una chimera. Comunque, nel 2008 ci sono stati meno incidenti, meno morti e meno feriti rispetto al 2007. I dati in questione sono raccolti nel Rapporto Aci-Istat illustrato oggi a Roma. Il Rapporto contiene un’accurata analisi degli incidenti: quanti sono, dove si sono verificati (spesso in città ma i più pericolosi sulle strade extraurbane), in che mese (luglio è il peggiore) e in che giorno della settimana (venerdì il picco dei sinistri, ma nel weekend la mortalità si alza), come e perché. Cominciamo dagli incidenti: ogni giorno in Italia ci sono 598 sinistri che provocano la morte di 13 persone e il ferimento di altre 849. In totale, nel 2008 ci sono stati 218.963 incidenti, che hanno causato il decesso di 4.731 persone e il ferimento di altre 310.739. Rispetto al 2007 c’è una diminuzione del numero degli incidenti (-5,2 per cento), dei feriti (-4,6 per cento) e un calo consistente del numero dei morti (-7,8 cento). Le percentuali migliorano ancora di più se si considera il periodo 2000-2008: gli incidenti sono scesi da 256.546 a 218.963 (-14,6 per cento); i morti da 7.061 a 4.731 (-33 per cento); i feriti da 360.013 a 310.739 (-13,7 per cento). Diminuito anche l’indice di mortalità (numero di morti ogni 100 incidenti: 2,2 nel 2008 rispetto al 2,8 del 2000). In tema di sicurezza stradale, quindi, la situazione è in netto miglioramento. Nel Rapporto Aci-Istat si analizza anche dove vengono fatti gli incidenti: il 76,8 per cento dei sinistri si è verificato sulle strade urbane, con 2.076 morti (43.9 per cento del totale) e 228.325 feriti (73,5 per cento). Sulle autostrade si sono verificati 12.372 incidenti (5,7 per cento del totale), con 452 decessi (9,6 per cento) e 20.631 feriti (6,6 per cento). Rispetto al 2007, si osserva una riduzione del 9,3 per cento sulle autostrade, grazie anche all’implementazione del sistema “Tutor” per il controllo elettronico della velocità media. Le strade delle città sono quindi molto a rischio, anche se gli incidenti più gravi si verificano sulle strade extraurbane con 5,7 decessi ogni 100 incidenti. Gli incidenti sulle strade urbane sono meno gravi, con 1,2 morti ogni 100 incidenti, mentre sulle autostrade l’indice di mortalità è pari a 3,7, inferiore di circa un terzo rispetto alle altre strade extraurbane.
Il mese peggiore è stato luglio, quando ci sono stati 21.369 incidenti con 487 morti (16 al giorno), mentre la situazione migliore è stata registrata a dicembre. Il giorno della settimana in cui si verificano più incidenti è il venerdì, ma è nei weekend che l’indice di mortalità si impenna, passando da 1,9 a 3.
Il picco più elevato di incidentalità durante l’arco della giornata si registra intorno alle 18 (17.731 incidenti; 354 morti; 25.137 feriti), quando all’incremento del traffico per gli spostamenti lavoro-casa si aggiungono fattori psico-sociali come lo stress e la stanchezza, unitamente alla riduzione della luce naturale.
L’indice di mortalità si mantiene superiore alla media dalle 22 alle 6 del mattino (4,2 contro la media giornaliera di 2,2), raggiungendo il valore massimo intorno alle ore 5 (6 decessi ogni 100 incidenti). Nella fascia oraria compresa tra le 22 e le 6 si sono verificati 28.983 incidenti stradali che hanno causato il decesso di 1.204 persone (pari al 25,4 per cento del totale dei morti) e il ferimento di altre 46.921.
Gli incidenti del venerdì e sabato notte sono pari al 44 per cento del totale degli incidenti notturni; i morti e i feriti del venerdì e sabato notte rappresentano, rispettivamente, il 45,1 per cento e il 47,2 per cento.
Ma perché si verificano gli incidenti. Nel 93,5 per cento dei casi la colpa è di un comportamento scorretto: il mancato rispetto delle regole di precedenza, la guida distratta e la velocità elevata sono le prime tre cause di incidente.
Lo stato psico-fisico alterato del conducente, pur non rappresentando una percentuale elevata dei casi rilevati (3,1 per cento), provoca incidenti più gravi. Le cause principali che rientrano in tale categoria sono: l’ebbrezza da alcool (5.920 casi pari al 68,1 per cento della categoria), il malore (882), l’ingestione di sostanze stupefacenti (958) ed il sonno (694) che pesano, complessivamente, per il 29,1 per cento sul totale degli incidenti. Avarie e difetti del veicolo hanno generato solo lo 0,4 per cento del totale dei sinistri.
Il 69,8 per cento dei morti e il 69,2 per cento dei feriti a seguito di incidente stradale è costituito dai conducenti dei veicoli coinvolti. I passeggeri trasportati rappresentano, invece, il 16,5 per cento dei morti e il 24,1 per cento dei feriti. I pedoni, utenza debole della strada, risultano il 6,6 per cento dei feriti ma ben il 13,7 per cento dei morti. Tra i conducenti deceduti in incidente stradale, i più colpiti sono i giovani. La fascia di età che presenta il valore massimo è quella tra 25 e 29 anni (370 morti), mentre nei conducenti feriti la frequenza più elevata si colloca in corrispondenza della fascia di età tra 30 e 34 anni (27.117). Per quanto riguarda i passeggeri sia morti sia feriti, la frequenza più elevata è quella relativa alla fascia di età 15-19 anni.
Nel complesso, la fascia più colpita dalle conseguenze degli incidenti stradali è quella tra i 25 e i 29 anni, con 453 morti. I feriti presentano il valore massimo tra i 20 e i 24 anni (37.582).
Alla presentazione del rapporto sono intervenuti, oltre ai presidenti di Aci e Istat, il vice presidente dell’Unione Europea e Commissario UE ai Trasporti, Antonio Tajani; il presidente della VIII Commissione Lavori Pubblici e Comunicazioni del Senato, Luigi Grillo; il presidente della IX Commissione Trasporti della Camera dei Deputati, Mario Valducci. “Non raggiungeremo l’obiettivo europeo di ridurre della metà le vittime della strada entro il 2010 rispetto ai dati del 2000″, ha affermato il presidente dell’Automobile Club d’Italia, Enrico Gelpi, “ma il calo degli incidenti registrato anche nel 2008 dimostra l’efficacia dei provvedimenti finora adottati dal Parlamento e dal Governo. Potremmo conseguire risultati migliori con un coordinamento nazionale delle varie iniziative di sensibilizzazione pubblica per la sicurezza stradale”.
“La necessità di dati di qualità e di un approccio scientifico alla comprensione del fenomeno degli incidenti stradali”, ha dichiarato il presidente dell’Istat, Enrico Giovannini, “sono aspetti pratici di grande rilevanza per la valutazione dei piani di sicurezza stradale. Le decisioni politiche per un’efficace prevenzione degli incidenti stradali devono basarsi su dati ed informazioni oggettivi, non su evidenze aneddotiche”.
L’Italia è undicesima nella corsa verso l’obiettivo UE, con una riduzione del 33 per cento del numero dei morti sulle strade, comunque positiva se paragonata alla media UE27 pari a -31,2 per cento. Il traguardo del 2010 è già stato raggiunto da Lussemburgo (-53,9 per cento), Portogallo (-52,9 per cento) e Lettonia (-50,2 per cento). Sulla buona strada Francia (-47,1 per cento), Spagna (-46,3 per cento) e Germania (-40,3 per cento). Due Paesi registrano un aumento delle vittime rispetto al 2000: Romania (+22,5 per cento) e Bulgaria (+4,8 per cento).
“La rilevazione sugli incidenti di cui oggi presentiamo i principali risultati relativi all’anno 2008”, ha aggiunto Giovannini, “rappresenta la fonte più ampia di informazioni per il monitoraggio della sicurezza stradale. I dati offrono un’ampia panoramica sull’estensione, i fattori di rischio e l’impatto degli incidenti stradali”.
“Sono quattro”, secondo Gelpi, “le azioni da compiere a livello nazionale ed internazionale per la sicurezza stradale: rapida approvazione del testo unificato sulla sicurezza stradale all’esame del Senato e Codice europeo della strada che detti in modo univoco le stesse regole di circolazione per tutti i Paesi dell’Unione; un percorso formativo continuo, che si completi con l’obbligatorietà dei corsi di guida sicura entro tre anni dal conseguimento della patente; sensibilizzazione sulla pericolosità della guida distratta e quindi divieto per i conducenti di fumare e di telefonare, con o senza auricolari e vivavoce: i fumatori provocano il 50 per cento in più degli incidenti rispetto agli altri guidatori e l’uso del telefono al volante raddoppia i tempi di reazione; forte impulso all’ammodernamento infrastrutturale con la rapida esecuzione della direttiva UE attraverso la quale si potranno migliorare gli standard di sicurezza della rete stradale in fase di progettazione e gestione, obiettivo che l’Aci persegue da anni conducendo test indipendenti che hanno stimolato interventi sulle infrastrutture, sulla segnaletica e sui punti critici delle strade”.
Chi vuole consulare il Rapporto Aci-Istat può collegarsi al sito www.aci.it