Chi è la persona (o meglio, il funzionario pubblico) che ha invitato un autotrasportatore impossibilitato a effettuare un trasporto eccezionale per il possibile pericolo di crolli di ponti e cavalcavia, a rivolgersi “a un ben preciso professionista per fargli eseguire, ovviamente a spese dell’imprenditore dei trasporti, i controlli necessari per scoprire se quel ponte avrebbe retto al peso del maxi carico”? E funzionario e professionista per puro caso si conoscevano? E, ancora, quel funzionario ha indicato all’impresa di autotrasporto proprio quell’ingegnere come possibile consulente perché era l’unico che conosceva e non disponeva di altri nominativi sottomano? Nessuno ha provveduto a stilare un eventuale elenco di professionisti accreditati per fare quel tipo di controlli e fra i quali poter scegliere, valutando magari anche l’aspetto economico (anche alla luce del fatto che la parcella richiesta dal professionista “suggerito” dal professionista si aggirava fra i 70mila e gli 80mila euro, questo sì un vero “carico eccezionale”)? Sono tante le domande che viene spontaneo farsi (ma soprattutto rivolgere a qualche ministro e parlamentare o senatore….) dopo aver ascoltato l’intervista andata in onda su Radio 24-Il Sole 24 Ore (cliccate qui per ascoltarla integralmente) realizzata da Massimo De Donato in occasione del Forum internazionale di Conftrasporto che si è tenuto a Villa d’Este. Già perchè nella “chiacchierata” fatta durante il collegamento con Paolo Uggè, presidente di Conftrasporto e vice presidente di Confcommercio e con Mariano Bella (responsabile del Centro studi di Confcommercio) per commentare i dati dello studio realizzato proprio da Confcommercio e Isfol sulle molte criticità nella logistica sono emersi, oltre a moltissimi spunti di riflessione, anche qualche spunto per “un’eventuale indagine”. Magari da parte della Procura della Repubblica. Dopo aver denunciato per l’ennesima volta la situazione già di per sé incredibile e in nessun modo giustificabile dei trasporti eccezionali (con pochissimi controllo e lavori di manutenzione un anno dallo schianto del ponte di Annone e costato la vita a un automobilista, Claudio Bertini, 68 anni di Civate, sepolto nella sua Audi), sottolineando che tutto questo è avvenuto e avviene perchè in Italia “anziché verificare la tenuta dei ponti si è fatta una direttiva; perché purtroppo il ministero non ha potere per intervenire su competenze territoriali e perché le amministrazioni locali scaricano sui trasportatori competenze che invece toccherebbero a loro perché la strada è di proprietà dell’ente territoriale e dell’Anas delle autostrade non dei trasportator”, ecco partire a cavallo delle onde radio la stoccata destinata a colpire al cuore la macchina burocratica. “In un Paese che invece di fare le opportune verifiche su strade e autostrade pubbliche e invece di adeguare Codice della strada chiede alle imprese di autotrasporto di pagare perfino per andare a vedere se tiene un tombino”, ha tuonato Paolo Uggè, “c’è perfino qualcuno che è arrivato a indicare un esperto a cui far riferimento, esperto che poi ha chiesto 70 o 80 mila euro come parcella per fare quei controlli”. Ciliegina su una torta già di per se amarissima da digerire, perfino in un Paese dove ci si è abituati quasi a tutto. Qualcuno vorrà andare a fondo in questa vicenda? Sarebbe un bel segnale per coloro che sperano, nonostante tutto, di veder combattere davvero, e non solo a parole, il “mostro della burocrazia”. Sarebbe un bel segnale soprattutto per il settore dei trasporti che di questo carico burocratico (con qualche funzionario che forse ne approfitta?) sta pagando costi insostenibili. Come ha ricordato del resto Marianio Bella, confermando che anche per colpa di tutto questo il mondo dell’autotrasporto continua a perdere lavoro, fatturato, posti di lavoro. Come del resto molte imprese produttive che, ha concluso Paolo Uggè, ” stanno perdendo commesse proprio perché non siamo in grado di garantire i trasporti eccezionali, perché è scattata la psicosi della caduta dei ponti e perché invece di intervenire si esercita la cultura del divieto”. La cultura più ignorante che possa esserci. Frutto solo di ignoranza o degna di una verifica per capire se sotto sotto non si possono nascondere anche aspetti penali?