Benzina sopra 1,33 euro al litro,
da un anno non costava così tanto

Continua la scalata della benzina. Ieri la verde ha superato 1,33 euro al litro, il valore più alto da un anno a questa parte. Shell ha infatti alzato il prezzo di 0,5 millesimi, portando la benzina a 1,334 euro al litro. Il discorso non cambia di molto se si fa rifornimento dalle altre compagnie. Agip aveva già rialzato il prezzo mercoledì (1,323), mentre ieri hanno ritoccato verso l’alto anche Tamoil (1,322) e Total (1,322). Come dicevamo, quello raggiunto da Shell è il valore più alto da un anno a questa parte. Un prezzo così elevato non si vedeva da ottobre 2008, quando nella settimana dal 6 al 13 la benzina era salita fino a 1,352 euro, per scendere a 1,293 in quella successiva. Anche il gasolio ha fatto registrare degli aumenti: proprio ieri hanno infatti alzato i prezzi Tamoil di 0,9 centesimi (1,168 euro al litro) e Total di 0,3 (1,167 euro al litro). Tutto questo mentre il petrolio si mantiene sotto i 78 dollari al barile. Inevitabilmente sono scattate le polemiche. “Ormai siamo di fronte ad una vera e propria presa in giro”, hanno dichiarato Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti, presidenti di Federconsumatori e Adusbef, che sollecitano “un immediato intervento da parte di chi è preposto al controllo dei costi e dei prezzi dell’intera filiera. Ma, oltre a ciò torniamo a ribadire, quale misura inderogabile, la necessità di una decretazione d’urgenza che elimini ogni possibile impaccio burocratico (fatta eccezione, ovviamente per le questioni relative alla sicurezza degli impianti) che ostacola l’apertura di stazioni di rifornimento per la benzina presso i punti vendita della grande distribuzione. Se, grazie a tale operazione, nell’arco di 1 o 2 anni, si potrà raggiungere, attraverso la grande distribuzione, circa il 10 per cento dell’erogato, si potranno realizzare risparmi molto importanti, anche di 9 centesimi al litro di carburante. Ciò produrrà importanti effetti diretti sulle tasche degli automobilisti, ulteriori benefici, ancora diretti (di altri 3-4 centesimi al litro) per via dell’effetto di calmieramento che una tale percentuale realizzerebbe sull’intero sistema, oltre a risparmi indiretti per via dei minori costi dei carburanti per il trasporto dei beni, sia durevoli che di largo consumo”. Grazie a questa operazione – secondo i consumatori – si potrebbe ipotizzare un risparmio di 156 euro annui per costi diretti e 120 euro per costi indiretti.
La risposta dell’Unione petrolifera non si è fatta attendere. “Nel  corso degli ultimi 30 giorni”, scrivono i petrolieri in un comunicato, “i prezzi internazionali della benzina rilevati dal Platts sono aumentati di 5,2 centesimi euro/litro contro i 4,1 del prezzo interno al netto delle tasse (prezzo industriale). Rispetto a luglio, a parità di prezzi al consumo dei carburanti, oggi le quotazioni Platts della benzina sono superiori di 2-3 centesimi euro/litro, mentre il costo industriale è rimasto sugli stessi livelli se non in alcuni casi diminuito. Nel solo mese di ottobre, il prezzo della benzina è invece risultato inferiore di oltre 4 centesimi rispetto ad agosto con un risparmio di 2-3 euro per un rifornimento di 50 litri. Basterebbero questi dati, oggettivi e verificabili da chiunque ne abbia la voglia, per smontare le nuove fantasiose accuse lanciate dalle associazioni dei consumatori che una volta di più dimostrano tutta la loro inattendibilità e demagogia. Legare l’andamento dei prezzi dei carburanti a quelli del petrolio greggio tal quale e non a quelli internazionali di benzina e gasolio (Platts), come si ostinano a fare le associazioni dei consumatori nonostante tutto, è sbagliato sotto tutti i punti di vista e serve solo a giustificare un ruolo che andrebbe svolto con maggiore serietà e responsabilità”.