Uber vuol fare il lavoro del tassisti? Rispetti le loro regole. Lo dice la Corte di Giustizia europea

Uber, il colosso mondiale deciso a far prenotare i taxi grazie a una semplice App vuole svolgere lo stesso lavoro che fanno le aziende tradizionali?. Bene, allora rispetti le stesse regole e gli stessi obblighi. Non sembra fare una grinza quanto sostenuto dall’avvocato generale della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, Maciej Szpunar, che in merito a un ricorso intentato dai taxisti in Spagna, ha di fatto confermanto alla lettera quanto da tempo va chiedendo, il Ttalia, il presidente di Conftrasporto e vicepresidente di Confcommercio Paolo Uggè. Che da Roma, dove ha seguito “in diretta” gli sviluppi del “caso Uber spagnolo”, ha commentato come “Il pronunciamento dell’avvocato Szpunar rafforzi le nostre convinzioni”, e come di conseguenza appaia ormai chiaro a tutti che “l’attività offerta da Uber via ‘app’ viene effettuata in abuso della professione creando un regime di concorrenza sleale. D’accordo: l’opinione dell’avvocato Szpunar non è vincolante per la successiva sentenza della Corte di Lussemburgo,”, ha aggiunto Paolo Uggé, “ma pone un problema reale e apre la strada perché gli Stati membri possano imporre l’obbligo di licenze e autorizzazioni come per i taxi e gli Ncc. Uber chieda le autorizzazioni e assuma il personale, così sarà in regola. Ora ci aspettiamo che anche l’Italia condivida e concretizzi queste conclusioni”.