Su Isoradio suona la carica dei Tir. Uggé: “Se non possono viaggiare trasporteranno la protesta”

Se per chi ha la strada come luogo di lavoro viaggiare diventa talmente difficile da risultare quasi impossibile cosa si può fare? Fermarsi. Oppure cambiare strada, magari per raggiungere col proprio Tir qualche sede istituzionale sotto la quale far accelerare a tutto gas (in realtà viaggiando a passo d’uomo…) la propria protesta. È quanto si apprestano a fare i lavoratori delle imprese di autotrasporto che effettuano trasporti eccezionali e per i quali è diventato sempre più difficile viaggiare su strade e autostrade. Praticamente quasi impossibile da quando, a novembre ad Annone Brianza, nel lecchese, un cavalcavia ha ceduto di schianto sotto un Tir che trasportava proprio un carico eccezionale paralizzando di fatto il rilascio di permessi per questi giganti della strada. “La complessità dei permessi, assieme all’assenza di una direttiva a livello nazionale, sta progressivamente spingendo il settore verso lo stallo, con pesanti conseguenze sull’intero sistema economico del nostro Paese”, ha denunciato  ai microfoni di  Isoradio il presidente Conftrasporto-Confcommercio Paolo Uggé, annunciando una mobilitazione del settore per il 18 marzo e precisando che “se il Governo non romperà il silenzio, sarà solo la prima di una serie di iniziative”. Tra le regioni maggiormente colpite dal blocco dei trasporti eccezionali  ci sono la Lombardia, che ha il maggior numero di imprese, e l’Emilia Romagna, ma il problema, ha sottolineato sempre Paolo Uggé, ospite del programma di Isoradio Sulla strada, “si sta estendendo a tutti i territori, a cominciare dalle Marche. Serve immediatamente una direttiva a livello nazionale, con disposizioni di carattere generale, per sbloccare la situazione e consentire alle imprese di lavorare”. Una decisione valida per l’intero territorio nazionale e da far partire senza perdere altro tempo preziosissimo anche perché, ha continuato il presidente di Fai Conftrasporto e vicepresidente di Confcommercio, “è scattato da parte di molte amministrazioni il timore di diventare oggetto d’inchiesta da parte della magistratura. Una paura che, in tema di permessi e autorizzazioni legati a questo genere di trasporto, si traduce in un eccesso di rigidità. E in alcuni casi si scade persino nel ridicolo, se pensiamo che l’autotrasportatore oggi deve pagare un ‘quid’ per ogni passaggio che effettua su alcuni cavalcavia e che si arriva addirittura a chiedergli di verificare la tenuta dei tombini sulle strade che dovrà percorrere. È chiaro che così non si può andare avanti e che c’è bisogno di un coordinamento, di un punto di riferimento preciso a livello governativo, che non può essere solo il ministero dei Trasporti. L’urgenza di una risposta e i troppi, prolungati, silenzi (anche) su questo tema”, ha concluso Paolo Uggé, “ci hanno portato ad aderire alla mobilitazione nazionale proclamata per sabato 18 marzo assieme alle maggiori associazioni del settore riunite sotto la sigla Unatras. Se i silenzi del Governo perdureranno questa sarà solo la prima di una serie di iniziative”.