Camion meno inquinanti? Non migliorano solo l’ambiente ma anche i bilanci

Quanto inquinano i trasporti? E quanto veramente il trasporto merci su strada? La risposta è semplice: oggi, l’autotrasporto, troppo spesso accusato di inquinare e congestionare le strade, è divenuto un settore attento alla sostenibilità, che non si sottrae ai sempre maggiori sforzi che gli vengono richiesti per rispondere alle esigenze ambientali, anche grazie agli investimenti nel rinnovo del parco circolante effettuati al fine di rispettare l’ambiente e la sicurezza. È quanto emerge  da uno studio condotto da Anita tra i propri associati, e che ha fconfermato la convinzione, da parte degli autotrasportatori, che  “gli investimenti in beni e servizi finalizzati alla modernizzazione tecnologica ed ecologica e alla formazione in materia di sicurezza ed efficienza sono indispensabili per rimanere competitivi”. Dall’indagine, presentata in occasione dell’assemblea dell’associazione che si è tenuta a Mantova, è emerso infatti  che più del 97 per cento degli intervistati ha sostenuto investimenti apprezzabili in categorie attinenti alla sostenibilità e alla sicurezza, che oltre il 90 per cento ha acquistato nuovi veicoli più efficienti e meno inquinanti e che un terzo degli intervistati ha previsto attività formative per il personale finalizzate al risparmio energetico. Inoltre quasi il 30 per cento ha migliorato le strutture aziendali in termini di efficienza energetica e il 27 per cento ha realizzato un aumento di trasporti intermodali. investimenti ampiamente ripagati se è vero che, come emerso dall’indagine, “oltre l’86 per cento delle imprese ha percepito come “positivo” l’impatto di tali tipi di investimenti sulla performance aziendale media del triennio di riferimento (2012-2014), con il 20 per cento del campione che lo ha ritenuto “fortemente positivo”. Una percezione confermata dai dati: la rilevazione ha evidenziato infatti come la crescita media del volume d’affari sia stata del 13,5 per cento rispetto alle imprese che non hanno realizzato tali investimenti le quali, al contrario, hanno registrato una contrazione dei ricavi pari all’8,4 per cento, con  i risultati dello studio confermano come più sia stato alto l’investimento, più significativo sia stato il riflesso positivo sul fatturato. “Oggi, chiediamo alle istituzioni di continuare a sostenere il settore con misure che incentivino il rinnovo del parco veicolare accelerando l’emanazione del decreto investimenti e che disincentivino al tempo stesso l’utilizzo dei veicoli di vecchia generazione”, ha commentato Thomas Baumgartner, presidente di Anita. “Le aziende di Anita sono da sempre favorevoli al trasporto intermodale e ne sono state pioniere. Restiamo, però, dell’idea che la conversione modale verso il ferroviario sia economicamente sostenibile soltanto con il sistema non accompagnato, ossia caricando la sovrastruttura o il semirimorchio sui vagoni e non l’intero complesso veicolare e soltanto per percorrenze superiori ai 500 km e che sono da evitare interventi dirigistici che forzino lo shift modale. Serve sì una cura del ferro, ma non deve provocare una «intolleranza» alla gomma”.  Nella relazione è stata richiamata anche l’importanza del potenziamento dell’infrastruttura ferroviaria che permetta l’utilizzo di treni lunghi 750 metri e capacità di carico di 2.000 tonnellate con il rifacimento delle gallerie per permettere il trasporto di semirimorchi di altezza di quattro metri, nonché l’eliminazione del doppio macchinista.