Ediltrasporti, per uscire dal tunnel della crisi bisogna scoprire nuove strade

PesciUna crisi economica può essere durissima da sorpassare. Soprattutto se si lavora in settori colpiti più di altri dal “crollo” del mercato. Come avvenuto per l’edilizia, settore che dal 2007 a oggi ha fatto registrare perdite anche del 60 per cento. Cancellando decine di migliaia di cantieri e mettendo in difficoltà non solo migliaia di imprese di costruzioni, ma anche moltissime imprese di trasporto che quei materiali li trasportavano. Ma anche fra le “macerie” di un settore così pesantemente colpito dalla crisi si può continuare a lavorare. A patto di saper cambiare al momento giusto direzione e, soprattutto, di saper fare rete, intrecciando il proprio cammino con quello di altri imprenditori da guardare non come concorrenti ma come potenziali partner. Parola di Marco Pesci, al volante, insieme alla sua famiglia, dell’azienda Ediltrasporti di Zani Otello, con sede in via Campioni 12 a Felegara, frazione di Madesano in provincia di Parma, oltre che alla guida, come consigliere, di Fai Conftrasporto Parma.

Un nome, quello dato alla vostra azienda, che fa capire subito in che settore operate: l’edilizia. Cosa ha significato e cosa significa, come e con chi lavorate? “Il nome indica il settore nel quale l’azienda ha iniziato a operare: quello della carpenteria, delle grandi costruzioni in cemento ma soprattutto  in metallo. Parliamo del trasporto di materiali per realizzare strutture e infrastrutture come le grandi fiere, da Roma a Milano Expo compreso; di aeroporti, come il Charles de Gaulle a Parigi, e di grandi infrastrutture, come per esempio i ponti sulla Salerno Reggio Calabria. O di grandi palazzi come la sede della Regione Piemonte. Con chi lavoriamo? Domanda difficile: sarebbe più facile rispondere con chi lavoravamo: la crisi dell’edilizia, che dura ormai ininterrotta dal 2007, non poteva non “investire” anche noi. Questo ha significato grandi sacrifici, ma anche l’apertura di nuove “strade”, la ricerca di nuovi settori nei quali operare. Specializzandoci, per esempio, nel trasporto di coils, ovvero le grandi bobine di filo di ferro, e i suoi derivati, di lamiere da treno.  Trasporti eccezionali fino a 30 metri”. Siete stati bravi: moltissime altre imprese medio piccole sono state spazzate via da questa grandissima crisi… “Ci ha guidati e trainati fuori dalla crisi il vero motore della nostra azienda: la nostra famiglia, la capacità di condividere tutti insieme le scelte tenendo i costi sempre sotto controllo. Questo ci ha permesso di andare avanti a testa alta. Molto importante, in questo periodo di difficoltà, è risultato anche il voler e saper fare rete: noi e i membri della nostra associazione Fai di Parma lo stiamo facendo in modo eccellente, perché abbiamo stima e fiducia tra di noi”. Secondo molti il settore dell’autotrasporto oggi è obbligato a viaggiare nella direzione della crescita, con aziende obbligate a fondersi per diventare più grandi ed essere più competitive sul mercato. Voi  viaggiate controcorrente… Dunque non è sempre così…. “Non solo sono d’accordo: sono anche sempre pronto a un’aggregazione che consenta di ottimizzare i costi e offrire il miglior servizio al miglior costo ai clienti. Ma come appena detto, la manovra più importante è fare rete e farlo in modo giusto e leale, con fiducia nei confronti di quello che una volta era visto come concorrente. Se si riesce a fare bene questo gioco di squadra, collaborando, non è indispensabile fondere le imprese. Ognuna può restare autonoma e giocare con le altre la stessa partita…”. Voi avete dimostrato un’altra cosa importantissima: che si può lavorare anche senza l’aiuto delle banche, senza chiedere prestiti. Come si fa (soprattutto in un sistema dove moltissimo sono costretti a chiedere prestiti perché non vengono pagati)? “Ogni azienda passa momenti in cui va tutto bene e momenti in cui, magari non per colpa tua ma di altri fattori, come per esempio i concordati preventivi che in Italia vanno di moda (e il perché è meglio non spiegarlo) o i fallimenti, la tua azienda va in sofferenza. Noi abbiamo avuto la fortuna di avere lavorato bene negli anni di crescita, di non aver spremuto l’azienda in modo speculativo come in tanti fanno, col risultato di poterci garantire di riuscire ancora a lavorare senza esporci con le banche. E questo è fondamentale per non ridurre ulteriormente, pagando fior di interessi passivi,  i già miseri utili che il mercato attuale concede”. Lei ha preso la guida di un’impresa fondata 40 anni fa da suo suocero: quali sono i più grandi cambiamenti che ha visto realizzarsi nel settore da allora a oggi? “Direi proprio la visione dell’altro trasportatore: da concorrente a collaboratore”. Se potesse viaggiare sulla macchina del tempo, tornando indietro, lo rifarebbe? “Sì, per mio suocero e per la mia famiglia”. Il mondo politico spesso prende decisioni e “imbocca nuove strade” senza sapere esattamente quello che fa e dove andrà. Da anni la categoria chiede al Governo di ascoltare gli autotrasportatori (che lavorano tutti i giorni e dunque sanno) per imparare a fare le manovre migliori: tre consigli che darebbe oggi ai politici? “Parlare con chi è operativo e sa veramente quello che serve; tornare sulla terra e stringere la cinghia; riflettere prima di sperperare dove non serve e investire in opere che possano dare una nuova spinta al Paese, non guardando solo al presente ma al futuro. Abbiamo bisogno di infrastrutture importanti, altrimenti con il passare degli anni saremo di marginale importanza. Faccio un esempio: stiamo riuscendo a fermare la Ti-Bre perché cinque Comuni si oppongono e non sanno nemmeno il perché. No comment”. Lei è impegnato a guidare la sua azienda ma anche la Fai di Parma di cui è vicepresidente: quanto è importante oggi vivere la vita associativa e perché? “È basilare, non solo dal punto di vista dell’azienda ma anche personale, ci si arricchisce da tutti i punti di vista se l’associazione funziona. E noi in questi due anni abbiamo fatto veramente tanto per tutti gli associati che godono i frutti del nostro impegno e in particolare del nostro presidente, oltre che vicepresidente nazionale, Leonardo Lanzi, sempre in prima linea. A lui e a tutti coloro che ogni giorno si impegnano per tutelare e far crescere professionalmente la categoria va il mio grazie, così come a tutti i clienti con cui ho un rapporto di fiducia e collaborazione, i nostri dipendenti e fornitori, perché molto del merito va a loro che tutti i giorni credono e faticano per l’azienda e la rendono competitiva”.