Le strade e le autostrade italiane sono sostanzialmente le stesse del 1980, con conseguenti ricadute sulla congestione del traffico; le ferrovie a doppio binario sono inferiori alla media europea; i porti soffrono di carenze infrastrutturali; gli aeroporti sono in buone condizioni, ma nel giro di 10 anni potrebbero rischiare gravi fenomeni di congestione. Le criticità delle infrastrutture italiane sono evidenziate dall’Allegato infrastrutture al Def (Documento di economia e finanza). Nel testo vengono evidenziati punti di forza e di criticità. Ecco i principali.
Strade – La densità territoriale della rete autostradale (22,1 chilometri ogni mille kmq di superficie) resta superiore alla media europea, ma a differenza di altri paesi come Spagna, Francia e Germania in cui la crescita della rete è proseguita fino allo scorso decennio, la rete italiana è sostanzialmente la stessa dal 1980. Questo a fronte di consistenti aumenti del flusso del traffico, con conseguenti ricadute sui fenomeni di congestione. Anche sulla rete stradale gestita da Anas, oltre il 40 per cento delle opere (ponti, viadotti e gallerie) è stato realizzato prima degli anni Ottanta e lo stato di conservazione “richiede pertanto una manutenzione programmata”.
Ferrovie – Con il 70 per cento di linee elettrificate (su 16.700 chilometri di linee in esercizio), l’Italia si pone al di sopra della media europea. Ma la percentuale di linee a doppio binario (45 per cento) è invece al di sotto dei principali partner come Francia e Germania. Inoltre ci sono significative differenze a livello geografico: nelle regioni più sviluppate sono collocati circa il 65 per cento delle linee in esercizio e il 76 per cento delle linee elettrificate e a doppio binario; mentre in quelle meno sviluppate il 27 per cento delle linee, e solo il 25 per cento di quelle elettrificate e il 20 per cento a doppio binario. L’analisi individua inoltre rischi nella sperimentazione in ambito europeo di treni sempre più lunghi “che potrebbero accentuare gli svantaggi derivanti dalle caratteristiche geomorfiche e dallo stato dell’infrastruttura”.
Porti – Nonostante la posizione geografica strategica per il traffico merci e crocieristico, i porti italiani soffrono per la debolezza dei collegamenti di ultimo miglio di strade e ferrovie e il numero limitato di strutture con profondità di fondali adatte ad accogliere navi di grandi capacità.
Aeroporti – Attualmente “non emergono sostanziali criticità relative alla capacità delle infrastrutture aeroportuali”, ma in vista dell’aumento dei traffici e in assenza di interventi per innalzare la capacità, “in circa 10 anni i principali aeroporti italiani potrebbero andare incontro a gravi fenomeni di congestione”: questa previsione interessa prevalentemente Fiumicino e Malpensa. Altro dato critico, il livello di intermodalità (solo sei scali sono collegati alla ferrovia).
Tpl – Bene la capillarità del servizio e la dinamicità del settore, ma si registra ancora una frammentazione del servizio e limitato livello di integrazione tra le varie modalità di trasporto, oltre all’anzianità dei veicoli e allo scarso livello di apertura del mercato.