Ilva, il debito con l’autotrasporto è di 40 milioni ma tutti fan finta di nulla

Quaranta milioni di euro di crediti da riscuotere senza sapere quando e come. E senza nessuna certezza che potranno  essere davvero riscossi. Uno scenario  che lascia facilmente comprendere perché, chiusa una brevissima tregua ferragostana, i rappresentanti della Fai Conftrasporto abbiano deciso di tornare immediatamente sul ” caso Ilva” e sui mancati pagamenti a moltissime imprese di autotrasporto che per mesi hanno avuto in appalto il trasporto dei prodotti del colosso siderurgico senza mai veder arrivare il saldo di una fattura. “Quando saranno pagati gli autotrasportatori? seconda puntata” è il titolo di una lettera (la seconda, appunto, a distanza di tre settimane) che Gianluigi Satini, presidente vicario della federazione, ha inviato a Piero Gnudi, commissario straordinario del Gruppo Ilva Spa, a Maurizio Lupi, ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, e al prefetto di Taranto, Umberto Guidato. Ecco il testo.  “Dopo un intervallo di 20 giorni riprende la tragedia legata ai crediti che le aziende vantano nei confronti di ILVA S.p.A. Vicenda tragica perché riguarda tanti autotrasportatori e, di conseguenza, tante famiglie. Con il contagocce arrivano un po’ di euro sufficienti a pagare, forse, i pedaggi autostradali ma nulla di più. Ciò che più spaventa, peraltro, è un’azienda che si chiama F.B. Spedizioni S.r.l.. La somma dei crediti vantati dagli autotrasportatori e ormai scaduti supera abbondantemente i 40 milioni di euro e i malumori stanno crescendo in proporzione. Certo non ci si poteva attendere una risposta alla nostra precedente richiesta d’informazioni visto il periodo ferragostano, ma proseguire nel silenzio ci sembra la strategia peggiore. Pregiatissimo dottor Piero Gnudi, immagino le difficoltà che quotidianamente deve affrontare e, tendenzialmente, sarebbe preferibile non aggiungerne. L’autotrasporto che voi utilizzate chiede di comprendere quali recondite intenzioni si celano dietro il silenzio. A breve riprenderanno a pieno regime le attività di spedizione delle merci e, anche se autotrasportatori se ne trovano sempre, difficoltà troppo forti nel pagare i servizi non danno certo un bel segnale. Gasolio, personale, imposte non sono costi capaci di attendere e per noi rappresentano oltre l’80 per cento del fatturato e se le aziende saltano si rischia l’incontro con il curatore, in genere molto meno clemente dell’autotrasportatore. Onorevole Maurizio Lupi, questa vicenda rischia di diventare la miccia accesa in un settore che attraversa notevoli difficoltà, come lei ben sa. Fare gli struzzi è realmente utile? E se, tendenzialmente, alcune imprese che oggi chiedono l’intervento dell’associazione domani si stancassero di attendere? E se, tendenzialmente, molte imprese di autotrasporto ritenessero opportuno, alla luce dei mancati pagamenti, di rivolgersi ad altri soggetti? E se, tendenzialmente, accadessero entrambe le cose? Nella lettera precedente vi è stato chiesto di fare presto, pensiamo che altri 20 giorni di silenzio potrebbero diventare la goccia… Gli imprenditori sono preoccupati, alcuni sfiniti, chi si sente tradito, tutti sono spaventati. Occorrono segnali, sia tangibili che diplomatici perché la miccia ormai è accesa e l’incertezza regna sovrana. Nel breve termine anche un provvedimento normativo tornerebbe molto utile”.