Fermiamo il conto proprio, il trasporto merci dev’essere solo conto terzi

MussetolaA Parma, dove dal 13 al 15 giugno si è svolta l’assemblea congressuale di Fai Conftrasporto, il mondo dell’autotrasporto che si riconosce in questa confederazione si è guardato allo specchio esaminando i principali problemi da risolvere e proponendo le iniziative da sostenere sia per la politica dei trasporti, sia per l’organizzazione interna e per le modalità per rafforzare il peso del settore, che sarà chiamato ad affrontare i cambiamenti del futuro. In materia di competitività e regole del mercato, i due grandi temi sui quali si gioca il futuro dell’autotrasporto, ho ritenuto opportuno sottoporre all’attenzione di tutti i presenti l’annosa tematica della divisione del trasporto merci tra conto proprio e conto terzi. Annosa perché la normativa è in vigore dal 1974, con gli  gli articoli 31 e seguenti della Legge 298 parlano del conto proprio; attualissima  perché quella legge che si sta smembrando e degli iniziali 67 articoli ne sono oggi rimasti in vigore una ventina! Un argomento che però non viene mai toccato, chissà perché? Forse perché tocca interessi Confindustriali? Ma cos’è il conto proprio? Le aziende che producono le merci trasportano i loro prodotti con i loro automezzi. Si tratta di una situazione anomala esistente solo in Italia, che crea un’ulteriore concorrenza proprio sul territorio nazionale. I numeri sono molto elevati: su tutti i camion circolanti un terzo sono conto terzi e due terzi sono conto proprio. Perché fanno concorrenza sleale al conto terzi, ovvero a quelle imprese che come attività hanno l’autotrasporto delle merci prodotte o commercializzate da altri? Perché le loro polizze assicurative costano il 50 per cento in meno, perchè hanno la priorità ai carichi e agli scarichi. Perché i committenti affidano ai loro autisti i viaggi più lineari che non comportano particolarità e perdita di tempo nelle consegne (il trasporto è un accessorio all’attività principale e quindi non incide come invece sull’autotrasportatore) e quando non hanno lavoro o rischiano di tornare a vuoto caricano abusivamente i trasporti conto terzi. All’estero succede invece che chi vuole comprare gli automezzi deve aggiungere alla propria attività “l’autotrasporto merci” ed entrare in possesso di tutti i requisiti previsti dal Regolamento dell’Unione europea 1071/2009: onorabilità, capacità finanziaria e idoneità professionale, come qualsiasi autotrasportatore conto terzi. Unica eccezione: in alcuni Paesi la distribuzione delle merci può essere effettuata dagli stessi produttori con furgoni e automezzi per  brevi distanze. Il Consiglio della Fai di Brescia da tempo discute al proprio interno tale posizione: i consiglieri vivono sulla loro pelle proprio la concorrenza delle grandi flotte conto proprio nel settore dell’edilizia, degli sbancamenti terra, del trasporto bestiame e assistono impotenti alla sottrazione di lavoro, accontentandosi delle briciole. A questo problema è strettamente collegato anche il sistema autorizzativo: oggi chi inizia questa professione deve acquisire un’azienda che cessa l’attività con sistemi soggetti a controlli edaccertamenti da parte dell’Agenzia delle Entrate, su avviamenti inesistenti. Dobbiamo andare verso la liberalizzazione, cancellando quei pezzi di carta che costano solo dal punto di vista notarile e fiscale e sostituirli con una regolamentazione già iniziata nel 2008 con l’accesso diretto delle 80 tonnellate, ma che deve essere implementata, per esempio, con un numero di veicoli, con idonei uffici e parcheggi. Questo avviene già in quasi tutti i Paesi Europei dove l’accesso alla professione è molto più selettivo, mentre noi siamo ancora abbarbicati alle autorizzazioni che non sono un deterrente per chi vuole iniziare l’attività, ma solo un ulteriore balzello”.

Giuseppina Mussetola, segretaria provinciale della Fai di Brescia