Più se ne parla e più la confusione aumenta. È quanto sta accadendo per la proposta di creare, per autotrasportatori di merci e pendolari, degli abbonamenti autostradali scontati, idea lanciata dal ministro dei Trasporti Maurizio Lupi, forse indotto a recepire qualche suggerimento affrettato di qualche collaboratore. Di certo una maggior condivisione con interlocutori che conoscono i meccanismi del mondo dell’autotrasporto avrebbe consentito di correggere il tiro su alcuni aspetti e di poter fornire così, fin da subito, una serie di chiarimenti che invece ora si devono inseguire affannosamente. Col rischio di non far fare comunque un’ottima figura al dicastero. Quali sono le correzioni che sarebbe stato meglio fare? Innanzitutto non mischiare, confondendoli in un’unica realtà, autotrasportatori e pendolari. I trasportatori (sui quali il risultato finale non potrà in alcun modo gravare) non sono infatti certo classificabili come “pendolari”, bensì come “grandi utenti” per i quali sono sì consentiti dalla Commissione europea sconti, purché non si superi il tetto massimo del 13 per cento. Un incremento maggiore aprirebbe il contenzioso. I pendolari sono un’altra categoria, talmente “varia” da far sorgere spontanea una domanda: come si potranno individuare? Forse attraverso il fatturato di un anno? Spulciando negli scontrini Viacard o nelle fatture Telepass di ognuno? Ma la domanda che più interessa è: chi si accollerà il costo di questi sconti? Lo Stato? I concessionari autostradali? È ipotizzabile che la copertura degli sconti venga scaricata su coloro che non sono “pendolari”? Guai però pensare che tra questi ci siano gli operatori dell’autotrasporto, settore che verrebbe penalizzato anche se fosse accolta le tesi di far pagare i pedaggi sui tratti autostradali del mezzogiorno, oggi esclusi dal pagamento. Non vogliamo entrare in una rivendicazione di matrice politica: ci limitiamo a osservare che tutti i trasportatori percorrono la rete autostradale da nord a sud. E che tutti gli autotrasportatori attendono che qualcuno metta a fine a questa confusione, alimentata da dichiarazioni stampa utili solo a far nascere un problema laddove questo non esisteva. In Spagna è stata trovata una soluzione: allungare i tempi delle concessioni e ridurre così l’impatto degli aumenti. In Italia non potrebbe essere possibile applicare altre riduzioni all’autotrasporto per rendere meno pesante l’aumento? La categoria è pronta a discuterne.
Paolo Uggé