La chiusura dell’Ilva di Taranto, l’ultimo grande impianto in Italia per la produzione di acciaio a ciclo integrale, dall’altoforno ai laminati, ai tubi, non significa solo la perdita di lavoro per migliaia di dipendenti, ma anche per migliaia di lavoratori dell’indotto (con un danno complessivo che Federacciai-Confindustria ha quantificato in una cifra oscillante tra 5,7 miliardi e 8,2 miliardi di euro), fra cui moltissime imprese di autotrasporto che ruotano intorno al più grande stabilimento d’Europa. Un ennesimo duro colpo per la categoria che ha spinto il presidente di Fai Conftrasporto, Paolo Uggè, a chiedere al Governo “nell’assumere interventi a sostegno di estendere le scelte che saranno effettuate alle imprese di autotrasporto, così come già realizzato in altre simili occasioni”. Un intervento che Paolo Uggè considera irrinunciabile anche perchè escludere il mondo dell’autotrasporto sarebbe ” una inaccettabile quanto inspiegabile discriminazione che Conftrasporto, sempre responsabile e collaborativa, nell’interesse del Paese, non potrebbe tollerare”. La richiesta di estendere gli interventi a sostegno anche all’autotrasporto è stata affidata a un comunicato stampa il presidente di Fai Conftrasporto denuncia anche come “dopo la figuraccia nella quale il ministri competenti sono incorsi sulla vicenda Ilva, diventa necessario un urgente intervento da parte del Governo che eviti la messa in difficoltà di centinaia di migliaia di famiglie. L’incapacità dei ministri che si sono alternati a seguire la vicenda Ilva”, accusa senza mezzi termini Paolo Uggè, “é evidenziata dalla situazione in atto. Lascia ben sperare il diretto intervento del Presidente del Consiglio, unico in grado di intervenire con l’autorevolezza necessaria per evitare una tragedia non solo umana ma anche un tracollo economico di vasta portata.Nessuno disconosce il valore della salute che, unitamente a quello della sicurezza e’ un valore indisponibile. La salute deve essere tutelata, unitamente al diritto al lavoro. Chi ha la responsabilità politica deve sapere coniugare entrambi i diritti. Fino a oggi ambientalisti, politici, e dirigenti del ministero dell’Ambiente non hanno saputo affrontare la delicata situazione ma hanno preferito scaricare su cittadini, lavoratori e magistrati le loro inefficienze. Ora il Paese, imprese, operatori della filiera, lavoratori ne soffrono le conseguenze che in un Paese serio porterebbe alle dimissioni immediate di chi non ha saputo operare per il bene della collettività.Di fronte a tale drammatica situazione Conftrasporto non può che ricordare come nella vicenda siano coinvolte le imprese di autotrasporto. A tale riguardo chiede che il Governo nell’assumere interventi a sostegno tenga in considerazione di estendere le scelte che saranno effettuate alle imprese di autotrasporto, così come già realizzato in altre simili occasioni”.