“Aiutatemi a scoprire com’è morto mio fratello in quell’incidente”

Il 17 maggio 2010 Roberto Tadini, 37 anni, autotrasportatore di Caravaggio, in provincia di Bergamo, moriva in un incidente stradale avvenuto lungo l’autostrada A4, tra Agrate e Monza. Poco prima delle 10 il  suo camion avrebbe violentemente tamponato un altro mezzo pesante, un Tir straniero. Di più le indagini non sono riuscite a stabilire. Ma di più oggi, a distanza di un anno, chiedono di sapere i familiari della vittima, in particolare la sorella, Nunzia Tadini, che da 12 mesi non riesce ad accontentarsi di una misera ricostruzione affidata alle poche righe del rapporto degli agenti della Polizia Stradale, in cui, sottolinea, “non si trova traccia di testimonianze (e sembra incredibile lungo l’autostrada più battuta d’Italia, in pieno giorno), in cui non si trova traccia di un’analisi dettagliata dei tachigrafi, ovvero delle “scatole nere” dei due camion”. E così oggi, a 12 mesi dalla tragedia, Nunzia Tadini lancia un appello a tutti coloro che quel 17 maggio si trovavano a percorrere l’autostrada A4 Venezia- Milano, nel tratto che attraversa Agrate e Brugherio in  direzione Milano: “Chiunque possa aiutarci a ricostruire come è davvero morto mio fratello, perché ha visto qualcosa o perchè può aiutarci a recuperare eventuali filmati registrati da telecamere poste in quel tratto di autostrada, o in qualunque altro modo, può chiamarmi al numero 3400633332″, è l’Sos lanciato da Nunzia Tadini, che oggi ripete quanto un anno fa dissero tutti coloro che conoscevano Roberto Tadini, padre di una bimba di 6 anni, Camilla. Ovvero che Roberto “era molto prudente, tanto da non aver mai avuto un solo incidente stradale in quindici anni di lavoro come autotrasportatore”. Quindici anni trascorsi lavorando con professionalità, serietà, prudenza assoluta sul suo “luogo di lavoro”, la strada, ma questo, conclude amaramente Nunzia Tadini, “non è stato sufficiente neppure per farlo considerare una vittima del lavoro ma solo una persona morta in un incidente stradale”. Un incidente la cui ricostruzione non ha mai convinto i familiari.