Pit stop della salute, la sosta ai box-ambulatori che fa vincere la corsa contro le malattie

In una gara di Formula 1 un Pit stop può risultare decisivo per un pilota per vincere o perdere. Per un “pilota” di camion un Pit stop può essere ancora più importante: può addirittura consentire di diagnosticare e, dunque curare al meglio, una malattia o di prevenirla. Accade con il “Pit stop della salute” che Fai, la federazione degli autotrasportatori italiani, di Bergamo (clicca qui per navigare sul sito) ha fatto puntualmente  ripartire (e con “prestazioni” degne delle squadre di meccanici dei team più forti della F1) dai propri “box”, i moderni ambulatori realizzati all’interno della propria sede a Orio al Serio in via Portico 15, per i propri associati. Per la precisione due Pit stop diversi.

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Fra gli articoli più letti ci sono quelli dedicati a Julia, la minipilota di motovelocità nata lo stesso giorno e mese di Marc Marquez che sogna di vincere un giorno davanti a lui, grande promessa del motociclismo di soli 12 anni entrata a far parte della Scuderia bergamasca Norelli; a un pilota, Alberto Rota, che di Julia potrebbe invece essere addirittura il nonno ma che nonostante questo corre ancora e da campionissimo, al punto da conquistarsi il titolo di “Leone di Misano”, entrando nella leggenda dopo aver spinto al traguardo la moto senza benzina e vincendo il titolo italiano; a Ettore Tacchini, famosissimo avvocato bergamasco che ha lasciato senza parole un giudice (e non solo lui…..) percorrendo 2500 chilometri in moto per essere presente in aula, in tribunale, a Reggio Calabria, per affrontare un a causa. E, ancora, hanno attirato la curiosità dei lettori (che hanno fatto registrare al neonato sito Bergamoduepuntozero.it oltre 20mila pagine visualizzate a poche settimane

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