Capolavori a due ruote: quelli realizzati in questa officina avrebbero fatto sognare anche Brad Pitt

Per gli amanti dell’arte, in particolare dei capolavori della scultura, la parola fauno può far venire in mente un’antica statua greca, nota come il Fauno Barberini, o il Satiro ubriaco, raffigurato mentre dorme dopo aver abbondantemente bevuto, scolpita all’incirca due secoli avanti Cristo e ospitata in un museo di Monaco. O, più probabilmente, una testa di fauno realizzata da un giovanissimo Michelangelo Buonarroti, divenuta celebre anche per uno straordinario aneddoto (dopo che Lorenzo il Magnifico, vedendola, disse che l’opera era sì bella ma non era verosimile, perché i denti che si vedevano dalla bocca semiaperta erano troppo perfetti per un vecchio, l’artista destinato a stupire il mondo con il suo David, la Pietà, la Cupola di San Pietro e gli affreschi della Cappella Sistina in pochi istanti con lo scalpello aveva “estratto” un dente e trapanato la gengiva rendendolo non verosimile, ma “reale”). Per gli amanti delle due ruote il Fauno è invece un capolavoro dell’arte motociclistica: un’Harley Davidson ritrovata abbandonata – come spesso è capitato per capolavori dell’arte – in un vecchio fienile in Toscana e riportata al suo antico splendore grazie all’arte di due “Michelangelo” della customizzazione”: Stefano Martinelli e Davide “Frankye” Francavilla, titolari del “Pdf” di Lallio, attività capace di sfuggire a qualsiasi definizione ed “etichetta” considerato che oltre a essere un’officina meccanica (nata come associazione di promozione sociale dedicata alla cultura delle vecchie moto) è anche, bar, ristorante, con il tutto ospitato in una ex fabbrica dei primi del Novecento alle porte di Bergamo. Una straordinaria opera d’arte motociclistica, il Fauno-Harley Davidson, uscita dalle catene di produzione americane nel lontanissimo 1297, capace di assicurarsi il ruolo di “star” a ogni evento al quale “partecipa”. Come avvenuto alla Festa Biker di Cologno al Serio, uno dei più importanti motoraduni non solo d’Italia ma a livello internazionale (capace di ospitare oltre 50mila visitatori) dove il Fauno a due ruote ha catturato l’attenzione generale, creando vere e proprie “file” davanti allo stand dei due “re della customizzazione” . Titolo, quest’ultimo, meritatissimo visto che la coppia ha letteralmente fatto incetta di premi in numerosissime  gare di personalizzazione di moto nazionali e internazionali, vinte grazie alla straordinaria capacità di trasformare in pezzi unici moto del passato. Come avvenuto per il “Fauno” realizzato sulla trama del bicilindrico Jd 8 valvole  e fatto ripartire grazie a un motore 1000 cc a sua volta del 1927 trovato negli Usa. Un gioiello, che i più famosi collezionisti vorrebbero possedere, che ha recitato il ruolo da star anche al maxi raduno Harley di Budapest del giugno 2023, organizzato per festeggiare il 120° compleanno della casa americana, con oltre 100mila bikers arrivati da tutto il mondo nel nuovo stadio Puskás Aréna Park. Un ‘opera d’arte a due ruote (dal colore verde e con la ruota posteriore con catena, in omaggio alla hillclimbing, la corsa in salita, per aumentare il grip sui terreni più impervi e accidentati , “figlio” di un altro esemplare di Harley customizzata, “Big Kahuna”, special superpremiata a cui, per ben sei mesi, ha fatto il filo perfino Brad Pitt) che a Cologno al Serio ha fatto bella mostra insieme ad altri straordinari “tesori dell’arte motociclistica”: come una Bsa del 1935 “da noi trasformata e customizzata per le gare di velocità in pista, con motore 500 cc  inglese”, come ha spiegato Stefano Martinelli che in caso di un remake di Easy Rider, film cult sulle due ruote, non avrebbe il benché minimo problema, con il suo pshysique du role, ad assicurarsi un ruolo da attore protagonista. Ma accanto al Fauno alla festa Bikers c’erano altri due esemplari incredibili: come per esempio un vecchissima moto inglese con motore Jap 350 sport e serbatoio Henderson, o un’Harley Davidson del 1948 con motore 1200 cc cesellato a mano e completamente customizzata nell’officina di Lallio (il cui nome,Pdf, è un acronimo che sta per Punto di fuga motociclette) “battezzata” Wasabi e resa celebre dal film con Aldo Giovanni e Giacomo Il cosmo sul comò. E, ancora, una Moto Guzzi cafe racer tutta in ottone e alluminio completamente fatta a mano, come del resto tutte le altre, con ogni componente della carrozzeria, serbatoi, codini, carene, parafanghi ecc, realizzati con la tecnica del battilastra”. Un’antica tecnica, tramandata di generazione in generazione, grazie alla quale gli artisti delle due ruote, armati  di martelli, lime e infinita pazienza, riescono a compiere miracoli. Come quelli che hanno permesso al Pdf di salire sul gradino più alto del podio al campionato del mondo Amd (costruttori e customizzatori) organizzato in America nel 2016, conquistando due anni dopo il bronzo. Niente di cui stupirsi se a qualcuno è venuto in mente di chiamarli “i Michelangelo della customizzazione”….

Info: tel. 035 265 0958; e-mail puntodifugabg@gmail.com

 

Una risposta a “Capolavori a due ruote: quelli realizzati in questa officina avrebbero fatto sognare anche Brad Pitt

  1. Mai visto un simile concentrato di veri e propri capolavori a due ruote (avete usato il termine più esatto) . Lo stand è di pochi metri ma non me ne sarei mai andato via….. Fantastiche

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