Dopo la protesta degli agricoltori partirà quella dei camionisti? Il pericolo per ora è scongiurato

Alla rivolta degli agricoltori, scesi in  strada con i propri trattori  per protestare contro alcune regole del Green Deal europeo, il  pacchetto di iniziative deciso a livello com unitario per avviare l’Europa  sulla strada di una transizione verde, con l’obiettivo di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, ritenute  “troppo stringenti e frutto di un ambientalismo estremista che danneggia produttori e consumatori”, ma anche per chiedere di vietare l’importazione di prodotti provenienti da Paesi che “non rispettano le stesse regole a cui sono sottoposti i coltivatori italiani  e che quindi fanno concorrenza sleale”, come hanno spiegati i protagonisti della protesta,  potrebbe seguire una privolta anche degli autotrasportatori da tempo sul piede di guerra in particolar modo contro i continui (e illegali) divieti di attraversamento dell’arco alpino che stanno mettendo in serissime difficoltà  l’economia italiana? Il pericolo, evidenziato  appena pochi giorni fa da  Paolo Uggé, presidente della Fai, la Federazione degli autotrasportatori italiani,  in occasione del convegno organizzato a Bruxelles dal titolo “L’Europa e le Alpi, come mantenere una regione cruciale al centro delle politiche dell’Ue al Parlamento europeo a Bruxelles”, non è ancora scongiurato ma sembra quantomeno essersi “ridimensionato”.  Merito del confronto fra  i rappresentanti del  ministero delle Infrastrutture e dei trasporti e quelli delle associazioni di categoria finalmente avvenuto durante il quale, ha dichiarato Paolo Uggè al termine della riunione, “il ministro Matteo Salvini ha dimostrato di aver  recepito l’importanza delle nostre istanze, onde evitare che si determino incomprensioni come quelle che hanno portato alla protesta dei trattori, annunciando contestualmente alcune misure su cui si sta lavorando per il recupero delle risorse avanzate perché non utilizzate dal trasporto in conto proprio”. Un incontro che sembra dunque allontanare il pericolo di uno scontro, anche se le ultime  dichiarazioni di Paolo Uggé che chiudono il comunicato stampa diffuso dall’associazione non lo escludono del tutto: “Le norme vanno discusse e portate avanti: il tavolo che il ministro Matteo Salvini ha proposto va in questa direzione. Poi, sulla base delle azioni concrete decideremo: se ci sarà convergenza con le decisioni del mondo politico applaudiremo, in caso contrario contesteremo”.

Una risposta a “Dopo la protesta degli agricoltori partirà quella dei camionisti? Il pericolo per ora è scongiurato

  1. L’autotrasporto, tra un tavolo e l’altro, avrà un fermo naturale proprio per scelte sbagliate di associazioni di categoria e politica nazionale ed europea. Questo tra mancanza di autisti (e quindi mezzi fermi), mancanza di controlli su cabotaggio e decreto flussi (con conseguente concorrenza sleale), mancanza di rappresentanza (con contratti sfavorevoli che non riconoscono neanche l’aumento dei carburanti o il fermo camion) e infrastrutture ridicole (mentre investono sullo stretto siamo ancora in attesa che facciano manutenzione e finiscano quelle in incompiute da decenni) l’autotrasporto arriverà ad un punto che non potrà andare avanti. Come in Veneto ad esempio, che per i bus di linea non trovando autisti han pensato bene di togliere le corse. Non aumentare le paghe e fare formazione. No togliamo il servizio che si fa prima. Purtroppo questa è la politica e la rappresentanza di oggi, quella dei tavoli e delle facile soluzioni.

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