Hanno visto peggiorare continuamente la loro vita sotto ogni punto di vista, dalla qualità del lavoro alla salute, dalla sicurezza agli stipendi: qualcuno poteva forse aspettarsi che la gente si mettesse in coda per fare l’autista di camion? Potrebbe essere riassunto così il pensiero del segretario nazionale della Filt-Cgil, Michele De Rose che intervenendo sul “problema della carenza di autisti, denunciato da alcune associazioni datoriali del settore” ha denunciato come tutto sia proprio “riconducibile al peggioramento della qualità della vita lavorativa, della salute e sicurezza sul lavoro e delle retribuzioni”. Situazioni frutto, ha aggiunto, del fatto che “negli ultimi anni è cambiato il modo di lavorare nell’autotrasporto, soprattutto per quanto riguarda ritmi e tempi di lavoro sempre più intensi e dilatati oltre misura”, e aggravati dalla “carenza di infrastrutture dedicate al ristoro e al riposo dell’autotrasportatore lungo la rete viaria. “Inoltre i troppi incidenti stradali, spesso mortali anche con il coinvolgimento di altri utenti della strada”, ha affermato sempre Michele De Rose, “ necessitano norme sulla salute e della sicurezza”, mentre per quanto riguarda le retribuzioni non cè alcun dubbio sulla strada da seguire: “serve un maggiore riconoscimento economico basato sulla qualità e quantità dell’attività svolta, considerando i lunghi viaggi, le trasferte all’estero e i tempi di attesa per carico e scarico merci che incidono sull’orario”. Sul reclutamento di autisti di mezzi pesanti il sindacato ha chiesto al ministero delle Infrastrutture di provvedere a una politica di incentivi a favore delle imprese che fanno anche formazione, per poter rimborsare i non indifferenti costi sopportati dai lavoratori per le abilitazioni alla guida dei mezzi e per il mantenimento delle stesse”.