I conti sui carburanti non tornano. E chi ha denunciato gli speculatori ora li troverà e li punirà?

Ci sono conti che non tornano, neppure a calcolarli e ricalcolarli mille volte. È il caso dei conti sul costo dei carburanti schizzati alle stelle che ha spinto milioni d’italiani a fare una semplice riflessione: com’è possibile mentre il prezzo del petrolio diminuisce, quello del gasolio alle pompe dei distributori sale? Un autentico mistero che può trovare una soluzione solo tracciando una bella riga e annotando, la dove di solito si mette la somma o la differenza, non dei numeri, ma delle lettere dell’alfabeto, fino a formare la parola speculazione. L’unica risposta che possa far tornare i conti. Una risposta che, non per nulla, ha dato anche il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, affermando che “l’aumento del prezzo di benzina e diesel è una colossale truffa”. Una speculazione truffaldina che al solo settore dell’autotrasporto è costata nel giro di pochissime settimane, 21 miliardi di euro secondo i conti (che questa volta sembrano tornare invece benissimo) fatti dagli esperti di Confcommercio. Un settore messo in ginocchio, quello dell’autotrasporto che attende risposte completamente diverse da quelle arrivate fino a oggi (con 80 milioni di euro di “aiuti economici” in più in arrivo dal Governo che rappresentano una goccia d’acqua nel mare di miliardi di euro persi) e che per continuare a lavorare (e far muovere l’intero Paese) ha bisogno di fatti concreti.  E non di belle parole come quelle spese da qualche “esperto” per evidenziare come l’aumento (oltre che a una colossale speculazione) sia stata dovuta anche al fatto che  la ripresa dopo l’emergenza  pandemia ha causato un forte aumento della domanda di gasolio, mentre le raffinerie avevano ridotto l’attività per la minore domanda causata dalla pandemia stessa, scendendo al livelli più bassi dal 2008 a oggi. Belle spiegazioni, ma che non servono certo a far riaccendere i motori dei tir che moltissimi imprenditori hanno dovuto lasciare spenti perché altrimenti avrebbero lavorato in perdita. Come dimostrano i conti (che anche  in questo caso tornano perfettamente) di migliaia di imprese dove le voci dei costi –  per carburante ma anche additivi antinquinamento o pneumatici – sono saliti alle stelle e il prezzo pagato dai committenti è rimasto invariato. Come sistemare i bilanci in queste condizioni? Magari non facendo aumentare il diesel alla pompa quando il greggio al barile scende? Un fatto è certo: il diesel alle stelle rischia d’incendiare una protesta che fino a ora ha solo covato sotto la cenere, se non ci saranno risposte “vere”. Risposte che milioni d’italiani attendono di sapere, del resto,  anche in merito alle affermazioni del ministro Roberto Cingolani: cosa accadrà agli speculatori che proprio lui, un rappresentante del Governo, ha denunciato? Il Governo li andrà a cercare e li troverà? E, se sì, cosa farà loro?  Pagheranno anche loro o solo i poveracci che con il carburante ci lavorano per mantenere la famiglia (oltre che, purtroppo una politica distante anni luce dai problemi quotidiani di milioni di cittadini)?