Controlli ovunque sui camion e nelle aziende: è l’unica via per ripulire l’autotrasporto

Da una delle sue primissime esperienze lavorative, come organizzatrice di eventi sportivi, ha imparato che ogni concorrente deve avere le stesse opportunità per giungere per primo al traguardo, senza che qualcuno parta avvantaggiato, favorito da chi dovrebbe garantire la correttezza della gara e invece preferisce chiudere entrambi gli occhi. In altre parole che “la legge è uguale per tutti”, come le hanno insegnato i suoi professori a scuola. Concetti che, se applicati, potrebbero da soli bastare a “rimettere in strada” il Paese, guarendo problemi, come per esempio la concorrenza sleale ma anche l’evasione fiscale, fenomeni che, nonostante la giovanissima età, ha sentito denunciare migliaia di volte, ma senza poi veder seguire, alle parole dei fatti. Come ha potuto sperimentare, direttamente, da quando, a soli 22 anni, ha scelto di affiancare il padre e il fratello alla guida dell’azienda di famiglia,  l’ Autotrasporti Eredi Facheris di Zonca Pietro & C Sas, con sede a Casazza in provincia di Bergamo. Un’esperienza che le ha consentito di verificare che la battaglia per fermare chi gioca scorrettamente e permettere invece di andare avanti alle imprese “sane”, che lavorano rispettando le regole, si combatte “davvero solo a parole, a colpi di facili slogan”, come conferma Francesca Zonca, 25 anni, che per il suo futuro professionale (e per quello di tantissimi suoi coetanei) sogna però un futuro diverso. Con regole uguali per tutti e, soprattutto, fatte rispettare a tutti, a suon di controlli. Quei controlli “distribuiti in modo uguale”   che Francesca Zonca, viso da ragazzina dietro il quale si nascondono una chiarezza di idee e una grinta da vendere, chiede, per esempio, per combattere quello che da anni è ormai un “nemico fuorilegge” che sta mettendo in ginocchio le imprese che lavorano nella legalità: la concorrenza sleale. “Una concorrenza fatta da imprese di autotrasporto che lavorano ogni giorno senza rispettare affatto i costi minimi previsti da precise norme per garantire che per strada ci siano mezzi sicuri, guidati da conducenti capaci e non, magari da poveri sfruttati”, spiega Francesca Zonca, “mettendo in pericolo la vita di moltissimi viaggiatori; una concorrenza sleale fatta da imprese che addirittura lavorano sottocosto, in perdita, senza che nessuno vada a verificare come questo sia possibile, senza alzare il sipario per vedere cosa avviene dietro le quinte. Cosa che, se venisse fatta, potrebbe invece magari consentire di scoprire un “nemico” che è possibile combattere e sconfiggere solo grazie a controlli che però non avvengono”, prosegue Francesca Zonca. “O meglio: che avvengono  ma non in maniera omogenea. Controlli che sarebbero invece indispensabili per creare un mercato dell’autotrasporto pulito, trasparente”. Come “ripulirlo”? A indicare la strada da percorrere è proprio la giovanissima imprenditrice per niente disposta a immaginare di dover svolgere, nella vita che l’aspetta, un lavoro che le piace tantissimo, di sui si è “perfino innamorata, subendo, sempre per utilizzare una metafora sportiva, sconfitte da avversari meno forti, meno preparati, ma disposti a giocare sporco in un Paese che concede loro di poterlo fare: controlli, più numerosi e qualificati, non solo per strada, sui camion fermati, ma anche nelle aziende, per leggere ai raggi x tutta la filiera della committenza. Ma soprattutto controlli uguali per tutti, con un numero di verifiche minimo per ogni regione,  cosa che a oggi non accade. La legge così non è uguale per tutti: così aiuta solo a vincere chi gioca sporco”. Sconfiggendo in partenza chi chiede solo di poter lavorare, creando posti di lavoro. E che, soprattutto se all’inizio della propria esperienza lavorativa, deve avere il diritto di poter giocare, sempre e con chiunque, “ad armi pari”.