Diciotto marzo: una data che da un anno a questa parte ha assunto un significato particolarissimo e per il quale verrà ricordata per sempre in futuro: il giorno della memoria delle vittime dell’epidemia da Coronavirus. Un giorno che, nel primo anniversario, ha visto il presidente del Consiglio, Mario Draghi, scegliere proprio Bergamo, colpita in modo feroce dal virus sconosciuto, per presenziare alla cerimonia di commemorazione. Una cerimonia che, dopo la deposizione di una corona di fiori al cimitero monumentale della città, si è “spostata” al Parco Martin Lutero alla Trucca, per l’inaugurazione del Bosco della Memoria, con la messa a dimora dei primi 100 alberi. Ma anche il 19 marzo è una data destinata, d’ora in poi, ad avere un significato nuovo. Almeno per il “popolo degli autotrasportatori”, bergamaschi e non solo: perché il 19 marzo di un anno fa è stato il giorno in cui il Covid-19 si è portato via un autotrasportatore che non solo ha “fatto la storia della categoria”, contribuendo mezzo secolo prima alla nascita della Fai, ma che per migliaia di autotrasportatori, in Bergamasca come in tantissime regioni d’Italia, è stato un collega stimato e rispettato, un amico vero, a volte addirittura un fratello: Duilio Balducchi. Un uomo che per molti è stato addirittura un padre e che proprio il 19 marzo, festa del papà, è stato strappato all’affetto dell’amatissima moglie, Eugenia, dei figli, Achille e Stefano, degli adorati nipoti, Elena, Nicole Michele, che quell’adorazione per il nonno la contraccambiavano ogni giorno, se possibile ancora più forte. Un inseparabile “compagno di viaggio” di tutta una vita per la famiglia così come per gli amici della federazione: dal presidente nazionale della Fai, Paolo Uggé, con cui una volta l’anno si ritrovava, a Teglio, per un’immancabile cena, a quello della Fai di Bergamo, Giuseppe Cristinelli, che “con Duilio al fianco, in macchina, aveva percorso più chilometri che con qualsiasi altra persona”, costruendo, chilometro dopo chilometro, un’amicizia di quelle che sono pochi fortunati possono dire di aver potuto avere; fino alla direttrice Maura Baraldi, che un anno più tardi, “aprendo” con un breve testo il libro realizzato per i 50 anni della federazione, aveva deciso di dedicarlo a moltissime persone ma a una soprattutto e in particolare: al suo “vecchio brontolone, Duilio Balducchi”. Per proseguire poi con il presidente onorario Valter Giupponi, il segretario Doriano Bendotti, l’amico di una vita della Fai Brescia, Antonio Petrogalli, l’amico della Fai di Milano con cui era entrato in sintonia fin da subito, Claudio Fraconti… E tanti, tantissimi altri ancora, come avevano testimoniato, un anno fa, le migliaia di “cliccate” di persone sparse in tutta Italia che avevano navigato proprio su stradafacendo per avere conferma di quanto era stato detto loro ma a cui non volevano credere: che Duilio, il collega amico-fratello-padre, non c’era più, se n’era andato. “Partito” per l’ultimo viaggio. Come accaduto, solamente pochi giorni fa, a un suo “vecchio” compagno di tante battaglie per difendere la categoria, per farla crescere professionalmente: Antonio Giupponi, uno dei “padri fondatori” della Fai di Bergamo. Anche lui pronto a non tirarsi mai indietro quando c’era qualcosa da fare di “utile” per l’associazione. Per quella federazione che Antonio Giupponi e Duilio Balducchi hanno sempre considerato la loro seconda famiglia. Composta da tantissimi “figli” e “nipoti” subentrati alla guida dell’associazione, per i quali il 19 marzo in futuro avrà per sempre un significato diverso….