È una vera e propria montagna di banconote quella che fotografa il “saldo negativo” della spesa fatta da cittadini privati e imprese italiani per l’acquisto e l’esercizio di auto, camion, furgoni, autobus nel 2020, anno in cui l’intero Paese è stato “fermato” dalla pandemia da Coronavirus. A rivelarlo è uno studio realizzato dall’Osservatorio di Autopromotec, la rassegna internazionale delle attrezzature e dell’aftermarket automobilistico che si svolge a Bologna, che evidenzia come tra il 2019 e il 2020 tutte le voci di spesa siano risultate in calo con l’eccezione di quelle relative alle tasse automobilistiche che hanno fatto registrare una lieve crescita. A trascinare verso il profondo rosso la spesa, con una perdita del 20,5 per cento rispetto a quella del 2019, è stata innanzitutto la “voce” carburanti, che ha visto scomparire dai bilanci delle stazioni di servizio (e delle compagnie petrolifere) 44,9 miliardi di euro, con una flessione del 26 per cento rispetto ai 12 mesi precedenti, dovuta non solo ai minori consumi ma anche a un calo importante dei prezzi. Poco meno di 40 miliardi (39,4) è invece “costato” il taglio negli acquisti di autoveicoli che l’anno precedente avevano messo in moto un giro d’affari di 51,8 miliardi, mentre la rinuncia a effettuare una “normale” manutenzione e riparazione di autoveicoli ha registrato una perdita per officine e fornitori di pezzi di ricambio del 18,7, con una spesa, nel 2020, di 32,9 miliardi contro i 40,5 del 2019. Ma in profondo rosso risultano anche i conti dei pedaggi autostradali (- 40,9 per cento); per l’acquisto degli pneumatici (-14,4 per cento); per lasciare l’auto nei posteggi – 2,8 per cento). Unica voce “in attivo”, quella delle tasse automobilistiche che hanno visto un gettito di 6,78 miliardi, in lievissimo aumento rispetto ai 6,74 miliardi del 2019.