Ex Ilva, i trasportatori stanchi di lavorare da mesi senza essere pagati ora fermano i camion

Trasportare le merci del committente senza essere pagati per il proprio lavoro: una situazione inaccettabile che le imprese di autotrasporto che lavorano per Arcelor Mittal, l’ex Ilva, denunciano da tempo, sottolineando, settimana dopo settimana, come la situazione si stesse facendo sempre più insostenibile, come l’unica strada possibile da percorrere, per loro, restasse ormai il “muro contro muro”, con il blocco del trasporto. Uno “scontro” che ora, dopo mesi di domande senza risposte chiare, fra incertezze e silenzi, appare ormai inevitabile. A lanciare l’allarme sono i rappresentanti di Fai-Conftrasporto, la Federazione degli autotrasportatori italiani, che sollevano da tempo il problema dei mancati pagamenti, e delle mancate risposte alle richieste del settore, da parte dell’azienda. “Come preannunciato da tempo, a fronte di totale mancanza di riposte da parte di Arcelor Mittal, i fornitori annunciano che a breve non assicureranno più i servizi di trasporto indispensabili per la continuità dell’attività aziendale”, spiega il presidente Fai-Conftrasporto Paolo Uggè. “Da mesi infatti Arcelor Mittal non paga le imprese di autotrasporto, che non possono più attendere. L’incertezza che, anche a causa delle possibili sentenze amministrative, mina la prosecuzione dell’attività dell’acciaieria, non deve incidere sul sacrosanto diritto di coloro ai quali, a fronte di un servizio prestato all’azienda, deve essere riconosciuto un corrispettivo. Il lavoro va pagato e nei tempi previsti”. Di qui l’appello di Uggé al Governo perché “non si renda corresponsabile di una situazione che è ormai al limite della sopportazione”.