“A leggere la proposta sembrerebbe che, in città, basti imporre il limite di 30 chilometri l’ora e la bicicletta possa fare tutto: avere la precedenza su tutti, procedere in senso di marcia opposto a quello dei veicoli, andare appaiati e magari sorpassare. Una sorta di “deregulation” della mobilità ciclabile che rischia di avere un forte effetto diseducativo: alle biciclette tutto è permesso e, per conseguenza, anche ai monopattini elettrici, che sono equiparati ai velocipedi, mentre è evidente che, nella mobilità metropolitana, l’anarchia non va assolutamente d’accordo con la sicurezza stradale”. Angelo Sticchi Damiani, presidente dell’Aci, l’Automobile club d’Italia, commentando la nuova proposta di riforma del Codice della Strada non ha messo sotto accusa solo la durata delle luci gialle sui semafori agli incroci o gli autovelox piazzati un po’ ovunque per fare cassa (leggete qui l’articolo) ma ha messo sul banco degli imputati anche le troppe libertà (comprese quelle di creare pericoli sulle strade) che il Governo sembrerebbe voler concedere con tutti i provvedimenti riguardanti i ciclisti.“Restiamo fermamente contrari alle bici contromano e alla possibilità che possano transitare sulle corsie riservate al trasporto pubblico”, ha concluso il presidente dell’Aci. “I dati di incidentalità ci dicono che si tratta di pratiche estremamente pericolose, anche in considerazione dell’esposizione al rischio del ciclista rispetto ai veicoli a quattro ruote: più di 50 volte superiore”.