“Forse sfugge ai nostri uomini di Governo ma le imprese, in particolare, necessitano di chiarezza. Chi svolge l’attività di imprenditore deve poter programmare e non può essere lasciato nell’incertezza, soprattutto in momenti economici difficili. Per una impresa di autotrasporto sapere se potrà contare sul recupero, come previsto da intese sottoscritte, di una parte di accisa oppure no, significa molto: 800-1000 euro di maggiori costi per ogni automezzo ad anno fanno la differenza. Una impresa media con cinquanta automezzi avrà un maggior costo di circa 50 mila euro”. Dovrebbe essere una considerazione ovvia, che ognuno dovrebbe fare senza bisogno che qualcun altro gliela ricordi, quella scritta da Paolo Uggè, vicepresidente di Conftrasporto e Confcommercio” nel suo “Punto”, l’appuntamento settimanale con gli associati lettori on line sul sito conftrasporto.it. Una “ovvietà” che Paolo Uggè ha invece ritenuto di dover evidenziare a una classe politica che a volte non sembra in grado di comprendere l’”abc” delle cose. Compreso il fatto che un’impresa ha necessità di organizzare il proprio lavoro e deve sapere quanto soldi “entreranno” e quanti ne “usciranno”. Cose (e conti) che forse al mondo politico, abituato a maneggiare soldi non suoi e che, soprattutto, non ha dovuto faticare per ottenere, sfuggono, ma che per chi lavora rappresentano tutto: la vita o la morte di un’impresa. “In questi ultimi giorni abbiamo potuto leggere notizie contraddittorie che provenivano da forze politiche di Governo che assicuravano come le riduzioni dell’accisa sarebbero entrate in vigore solo nel 2021, ma leggendo gli atti (bozza di bilancio) si copre che i tagli esistono per il 2020, per gli euro3 e nel 2021 per gli euro4”, scrive Paolo Uggè. Che fa “il Punto” anche sulle “risorse aggiuntive annunciate per gli investimenti, pari a 5,5 milioni di euro per il 2019, che derivano dalle quote che gli autotrasportatori versano per il funzionamento dell’Albo””mentre per l’anno 2021, la provvista si realizzerà decurtando i trasferimenti al settore. Ma anche per questo non si sa nulla, e le risorse erano concordate. Si converrà che queste informazioni posseggono una certa rilevanza per le imprese… “ Imprese che, attraverso i propri rappresentanti di categoria, hanno ripetutamente richiesto un incontro al ministro per le Infrastrutture e i trasporti Paola de Micheli, ma senza mai ottenere risposta. O almeno, senza ottenerla prima che, stanca e ormai imbufalita, la categoria decidesse un fermo nazionale dei tir. Ecco allora, sottolinea Paolo Uggè, “il Ministro avvisare cortesemente il presidente di Unatras che, dopo le festività dei morti la riceverà, Con la speranza che le imprese non siano già morte”. Un’apertura, quella fatta dal ministro, decisamente tardiva anche perché, conclude il vicepresidente di Conftrasporto e Confcommercio, “forse sfugge che esiste un codice di autoregolamentazione per le iniziative sindacali per il settore dell’autotrasporto. Per salvaguardare i cittadini, in determinati periodi (per esempio il Natale) le azioni non possono essere attuate” E, dunque, “anche se le parole tra persone serie e tra galantuomini sono, per noi, pietre, se il Governo mantenesse l’intenzione, come risulta dagli atti presentati, di penalizzare le imprese del trasporto pesante su gomma, non esisterebbe il tempo di agire per avviare le iniziative di autotutela. Questo non ci sarebbe mai perdonato”. Senza contare che “un fermo dei servizi necessita di organizzazione, anche per evitare effetti incontrollati”. “Snobbata nelle sue continue richieste d’incontro, la categoria sembra dunque decisa a proseguire la strada dello scontro, anche nella convinzione che la controparte politica “probabilmente sottovaluti i problemi dell’autotrasporto. Che non sono certo solo legati alla questione accisa ma toccano ulteriori aspetti, per i quali esistono precisi impegni”. Guarda caso, non mantenuti. “Il confronto non potrà, e questa non dovrebbe essere una novità per il Ministero, quindi essere limitato alla sola “questione accisa” bensì anche a provvedimenti relativi alle regole ed al loro rispetto”, è la conclusione di Paolo Uggè che definisce “certamente positivo ’annuncio del Ministro “, anche se “ più il tempo passa e più si avvicina il momento nel quale le modalità di attuazione del fermo dovranno essere comunicate all’Autorità competente. E ovviamente si avvieranno i momenti di incontro con gli operatori. L’organizzazione di un fermo è una macchina complessa che, una volta messa in moto, determina problematiche gestionali non indifferenti. Sono certo che il mondo dell’autotrasporto chieda di risolvere dei problemi reali: l’ambiente, sicurezza, il rispetto delle regole, la funzionalità delle motorizzazioni, i trasporti eccezionali, i costi della sicurezza e i tempi di pagamento, la transitabilità dei valichi alpini, etc, etc. Temi importanti e delicati che non devono essere affrontati, come il tema dell’inquinamento, utilizzando superficialità e ricorrendo al principio “della caccia all’untore” di manzoniana memoria, bensì assumere a riferimento i dati concreti. Per esempio: nessuno ha potuto contestare quelli recentemente diffusi nel Forum Internazionale di Cernobbio sul rapporto tra inquinamento ed i mezzi pesanti. Ciò nonostante si è voluto colpire le imprese di un settore virtuoso, esentando altre che inquinano per 11 miliardi circa e corrispondono, per l’ internalizzazione dei costi generati, poco più di un miliardo. Gli elementi concretamente da considerare valgono anche per gli altri argomenti, sopra accennati e ben conosciuti al Ministero.
No, così non va. Con il dovuto rispetto: quanto ho avuto modo di affermare in chiusura del Forum di Cernobbio: senza il confronto non resta che lo scontro! Noi non lo vogliamo! Sono convinto ancora sia un desiderio comune”.