L’auto elettrica fra cinque anni viaggerà in 230 modelli, ma non basterà a far partire le vendite

Le case automobilistiche stanno investendo moltissimo sull’elettrico, un mercato che però potrebbe “non partire” nei prossimi cinque anni, con una diffusione limitata nonostante sia stato calcolato che in questo periodo, l’offerta di modelli in Europa possa ampliarsi fino a passare dagli attuali 62 (ibridi plug-in ed elettrici) a oltre 230. Il che significherebbe, qualora le previsioni si avverassero, che il bilancio dell’operazione auto elettrica, in termini economici, potrebbe essere pesantemente in rosso con scarsi ricavi a fronte di fortissimi investimenti, destinati a  toccare  globalmente quota 225 miliardi di dollari nel 2023. “Un deserto del profitto”, come i protagonisti del Global Automotive Outlook AlixPartners (evento, giunto alla sua 16a edizione, che fotografa i principali trend in atto nel mercato automotive mondiale e la previsione delle sue linee di sviluppo) hanno definito il “passaggio” all’alimentazione elettrica, frutto del doppio effetto della massiccia spesa per i programmi di nuova mobilità Case, Connected autonomous shared electrified) e del rallentamento dei mercati chiave a livello globale. Un quadro chiaramente  illustrato da Dario Duse, managing director di AlixPartners, nel corso della tradizionale tavola rotonda con la filiera della mobilità organizzata alla vigilia di #FORUMAutoMotive, il movimento di opinione sui temi legati alla mobilità a motore promosso dal giornalista Pierluigi Bonora e che ha evidenziato come nonostante gli ingenti investimenti, la penetrazione di vetture elettriche sia destinata per ora a rimanere limitata, con il repentino calo delle vendite di auto diesel andato finora a favore di vetture a benzina. Una rivoluzione dunque per ora “fallita” , quella  dell’auto elettrica, il cui avvento porterà comunque a una “rivoluzione” in molte attività legate all’auto. Un esempio? “L’ impatto sui concessionari e sulle officine di riparazione che dovranno affrontare un calo fino al 20 per cento dei ricavi e una riduzione del 20per cento  del margine lordo, considerato che il 35 per cento  della manutenzione programmata per i veicoli odierni (con motori diesel o a benzina) scomparirà nel medio e lungo termine con la progressiva elettrificazione del parco circolante” si legge nello studio che sottolinea come “all fine di mantenere la redditività, i concessionari dovranno esaminare criticamente la loro struttura dei costi attuali e cercare nuove fonti di reddito”. “Alla luce dei dati illustrati da AlixPartners emerge in modo lampante che chi legifera lo fa senza tenere conto della realtà”, è stato il commento di Pierluigi Bonora, promotore di #FORUMAutoMotive – “In pratica, i provvedimenti vengono sempre più spesso presi sull’onda dell’emotività e fortemente contagiati dalla demagogia. E così, se da una parte si cerca di accelerare sul fronte delle motorizzazioni elettriche, dall’altra si rischia di creare non pochi danni all’industria dell’auto. E a pagare il “deserto di profitti”, palesato dallo studio di AlixPartners, sono e saranno soprattutto i lavoratori. Le rivoluzioni si fanno, ma per gradi e soprattutto all’insegna della realizzabilità nei tempi indicati. L’industria è pronta ad affrontare la svolta, e lo dimostra nel concreto tutti i giorni aggiungendo sempre quel qualcosa in più, ma è il resto che procede al rallentatore, per vari motivi, nel recepire il cambiamento. E qui affiorano nuovamente i limiti di questa Unione europea, dove tutti vanno ancora per proprio conto e non esiste, anche nell’ambito della mobilità “green”, una volontà comune e basata su come procedere in mondo omogeneo. Non è da sottovalutare l’allarme lanciato da AlixPartners”.