Olimpiadi invernali 2026: una sfida che l’Italia, dopo aver vinto nelle “qualificazioni” la corsa per ospitarle, rischia di perdere prima ancora che inizino le gare. Non per colpa degli atleti, s’intende, ma dei politici: incapaci di capire che senza la realizzazione del traforo del Mortirolo, galleria prevista già nel 2003 nei piani infrastrutturali del Paese per collegare Edolo, in Valcamonica, con Tirano, in provincia di Sondrio, costringerebbero a una maratona forzata in coda decine, centinaia di migliaia di spettatori. Pronti probabilmente in parte a rinunciare ad assistere alle gare pur di non dover affrontare trasferte imbottigliati per strada a passo d’uomo. A “riaprire il caso” sollevato nelle settimane scorse dall’ex ministro per le Infrastrutture e i Trasporti Pietro Lunardi e subito “cavalcata” dal vicepresidente nazionale di Conftrasporto e Confcommercio Paolo Uggè, valtellinese, che il traforo era prontissimo (come l’ex ministro Lunardi) a realizzarlo 15 anni fa, è il quotidiano Libero che con un articolo firmato da Renato Farina dà la sveglia (scrivendolo proprio così fin dal titolo….) al ministro Danilo Toninelli, “scaricandogli addosso” fin dalle primissime righe una valanga d’ironia: “E’ così’ semplice, ma forse non bisogna farlo sapere al ministro Toninelli , oppure indurlo a credere che come il traforo del Brennero che non c’è ma lui crede esista, anche quello del Mortirolo funziona a pieno ritmo, e lui non può farci niente….”. Questo tunnel non c’è”, precisa subito Renato Farina (prima che il ministro magari abbia dei dubbi?) ma andrebbe assolutamente fatto”. E per spiegare perché occorre aprire il cantiere, Libero arricchisce l’articolo di una scheda che racconta come “attualmente il tragitto da Cortina a Bormio duri 5 ore (d’estate, non d’inverno con la neve e il ghiaccio…..) per fare appena 243 chilometri (di cui alcuni da mettere i brividi a conducenti con i . nervi non freddissimi) mentre col traforo si risparmierebbero 110 minuti di viaggio fra le due località sciistiche” protagoniste delle Olimpiadi invernali. Appuntamento a cinque cerchi che il Belpaese si è assicurato, giocando sull’asse asse Cortina d’Ampezzo, Milano, Bormio, rischiando però adesso di trasformare una prestigiosissima vittoria in una clamorosa disfatta se non si realizzeranno le infrastrutture necessarie per far sì che una montagna di spettatori possa raggiungere le piste. Infrastrutture che poi “resterebbero in eredità” alla valle, consentendo in futuro di far viaggiare mezzi pesanti e merci più in fretta, rilanciando l’economia del territorio e riducendo l’inquinamento? Concetti chiari perfino per dei bimbetti dell’asilo. Lo saranno anche per i “campioni” giallo verdi della politica italiana” usciti vincitori dalle ultime elezioni? O magari qualcuno sta già pensando (nonostante siano in molti ad affermare, che i costi di realizzazione, dai 400 ai 500 milioni, per completare in due anni il cantiere, ce li metterebbero privati e banche dunque, “le spese non graverebbero ne sul bilancio dello Stato ne sarebbero un aggravio supplementare per le regioni Lombardia e Veneto” come sottolinea Libero) a una “decrescita felice anche in chiave olimpica?