L’Italia ridotta a copiare il “modello africano” per imparare a costruire strade, ferrovie, porti?

“È davvero paradossale che oggi il Nord Africa abbia Tav, strade e porti all’avanguardia, mentre in Italia si continua a dire no alle infrastrutture che servirebbero al rilancio della nostra economia. Dobbiamo cominciare a guardare al “modello nordafricano”? Possibile che il nostro Paese non capisca che non c’è più tempo da perdere e che le infrastrutture sono la base della nostra economia di “trasformatori”? A chiedere al Governo di invertire il senso di marcia in materia di nuovi cantieri per le infrastrutture è Sergio Piardi, presidente della Fai (federazione autotrasportatori italiani) di Brescia che prendendo spunto da una notizia pubblicata da stradafacendo.tgcom24.it (cliccate qui per rileggere l’articolo) e dal quotidiano Libero sulla capacità di guardare alle reti per i trasporti come volano indispensabile per la crescita economica dimostrata dal Nordafrica (e sull’incapacità dimostrata dall’Italia) ha lanciato un nuovo appello, attraversouna lettera inviata alla redazione”, affinchè “la politica smetta di non prendere più decisioni, scelta che non solo confonde l’opinione pubblica, ma rallenta ogni crescita economica e strutturale”. Ecco il testo integrale della lettera. “In merito all’articolo da voi pubblicato il 23 luglio dal titolo “10 anni fa l’allarme al Governo: il Nord Africa ci sta sorpasserà con le infrasttrutture.”, Ora è avvenuto” trovo sia davvero paradossale che oggi il Nord Africa abbia Tav, strade e porti all’avanguardia, mentre in Italia si continua a dire “no” alle infrastrutture che servirebbero al rilancio della nostra economia. Le infrastrutture sono la base della nostra economia di “trasformatori”: noi aumentiamo del 60% il valore delle materie prime che transitano nel nostro Paese. Per continuare ad attrarre investitori, dobbiamo avere a disposizione una rete di scambio che ci consenta di ricevere e distribuire le merci con rapidità e sostenibilità, anche se arrivano e sono destinate sempre più lontano. Il sistema dei trasporti deve essere gestito da aziende italiane, poiché oggi le merci vengono trasportate con sempre maggiore frequenza da vettori esteri, sia stradali che intermodali, che decidono il loro valore in base alla velocità con le quali verranno trasferite. Mi permetto una provocazione: dobbiamo cominciare a guardare al “modello nordafricano”? Possibile che il Paese non capisca che non c’è più tempo da perdere? Che deve esserci una strategia comune? Ogni infrastruttura ha una propria destinazione, ma tutte insieme possono incrementare l’economia italiana. La caduta del Ponte Morandi ci ha rivelato che una sola opera può mettere in crisi l’economia non solo di una Regione, ma addirittura dell’intera Nazione. La nostra vulnerabilità nei confronti dei competitor europei e mondiali è rappresentata dal fatto che non c’è una vera “Politica dei Trasporti e delle Infrastrutture” che sia l’ossatura attorno alla quale si sviluppa l’industria manifatturiera, le piattaforme logistiche e i trasporti intermodali. Se il sistema funziona in sinergia con il territorio, i benefici, di conseguenza, tengono conto anche della sostenibilità ambientale. Ci sono Governi regionali che fanno rete e che si dimostrano favorevoli allo sviluppo del trasporto e della logistica. A marzo abbiamo accolto con ottimismo gli “Stati Generali della Logistica del Nord Ovest”, una “cabina di regia” tra le Regioni Lombardia, Piemonte e Liguria per affrontare i problemi critici delle infrastrutture e per sviluppare una piattaforma logistica, integrata e unitaria, in grado di competere con i sistemi del Nord Europa. Ben tre corridoi sono tracciati: quello “Reno Alpi”, che collega Genova all’Olanda, quello “Scandinavo-Mediterraneo” che va da Palermo al confine con la Finlandia, per ultimo quello “Mediterraneo” che parte da Algeciras in Spagna e arriva fino in Ungheria, a Budapest. Ma ogni chilometro che si deve realizzare in Italia incontra ostacoli insormontabili. La Politica non prende più decisioni, questo non solo confonde l’opinione pubblica, ma rallenta ogni crescita economica e strutturale! E nel frattempo, ormai anche l’Africa ci sorpassa nella strada verso il progresso!