Quelle cooperative di trasporto “consegnavano” solo denaro e auto di lusso a chi le gestiva?

Ci sarebbe una bancarotta fraudolenta per un valore di oltre 8 milioni di euro dietro l’arresto di due imprenditori toscani, di Firenze e Prato, messi agli arresti domiciliari dai finanzieri del comando provinciale di Firenze su ordine del gip del Tribunale di Firenze e indagati, insieme ad altre cinque persone rimaste a piede libero, oltre che di bancarotta fallimentare fraudolenta, anche di appropriazione indebita, occultamento e distruzione di documentazione contabile fiscale e riciclaggio. Gli arresti sono scattati dopo una lunga indagine nei confronti di quattro società cooperative toscane, tre delle quali fallite, operanti nel settore del trasporto di merci su strada e di servizi logistici relativi alla distribuzione delle merci e che sarebbero state protagoniste, secondo l’accusa, di un sistema di frode che coinvolgeva anche alcune società di capitali operanti principalmente in provincia di Firenze, create al solo scopo di evadere le imposte (l’Iva dovuta allo Stato e non versata ammonta a più di 3,5 milioni di euro) attraverso l’utilizzo di vari espedienti contabili, dalle indebite compensazioni di imposte a omesse e infedeli dichiarazioni dei redditi e Iva fino all’occultamento o distruzione di documentazione contabile. Le cooperative sarebbero inoltre state utilizzate come “casseforti”, da cui prelevare continuamente denaro sotto forma di ingenti compensi del tutto ingiustificati o attraverso l’accensione di carte prepagate fittiziamente intestate a soggetti nullatenenti compiacenti, per un totale di più di 3 milioni di euro. Il meccanismo di frode, hanno spiegato gli investigatori “consentiva il mantenimento di un elevato tenore di vita agli indagati, come dimostra, tra l’altro, il contemporaneo noleggio a nome delle società gestite, già in sofferenza, di due vetture Porsche in uso esclusivo alla presunta mente della frode”.