Porti, l’Italia deve dire no ai monopoli e ai presidenti che seguono proprie “rotte”

Prima di lasciare la guida del dicastero per le Infrastrutture e i trasporti il ministro Graziano Delrio ha voluto costituire, con un decreto, il tavolo di partenariato, con lo scopo di creare uno strumento di coordinamento per consentire un confronto sulle politiche del trasporto e della logistica. Una buona iniziativa che ci si augura possa riportare a un “unicum” le diverse specificità del settore rappresentando così una nuova Consulta del trasporto e della logistica, organismo che in modo superficiale e improvvido venne sciolto dall’allora presidente del Consiglio professor Mario Monti. Conftrasporto non ha mai smesso di chiedere la ricostituzione della Consulta, con l’obiettivo di far comprendere a tutti (in particolar modo a chi non sembra proprio saper, o peggio voler, capire) quanto i trasporti e la logistica debbano essere vissuti come un sistema nel quale gomma, mare e ferro devono agire secondo una logica di sistema. La decisione, quindi, è positiva purché la costituzione di una “simil Consulta” non sia una specie di caravan serraglio utile ad accontentare le aspirazioni di coloro che vogliono apparire o lo strumento per creare posti dove collocare gli “amici”. Previsioni esageratemente negative? No visto che stiamo già assistendo al depotenziamento della riforma portuale, con ognuno che prova a muoversi per conto proprio, con presidenti di Autorità portuali che non danno applicazione a indicazioni provenienti dal ministero e supportano un’operazione che sta portando un armatore a divenire il riferimento dei singoli presidenti delle Autorità portuali. La competitività della nostra economia potrà passare solo attraverso la capacità di dare soddisfazione al trasporto e all’intermodalita dei porti dove non potranno essere accettati monopoli. Certe scelte cervellotiche, come dimostra il “caso Salerno”, producono il blocco delle attività da parte di operatori sui quali vengono fatte ricadere le inefficienze che arrivano a sconvolgere la mobilità di un’intera comunità. Così non va e una situazione simile esige una mobilitazione. Una scelta purtroppo obbligata, di fronte a uno scenario nel quale alcuni dei presidenti nominati hanno addirittura deciso di aderire a titolo personale a una realtà associativa privata di stampo padronale, escamotage per non rendere evidente l’illogicità del fatto che una realtà pubblica aderisca a un’associazione privata. Non siamo forse di fronte a un’ inaccettabile inadempienza rispetto alle precise disposizioni che la direzione competente del ministero aveva comunicato loro? I porti non possono agire in un’autonomia che fa rima con anarchia, come realtà che non si riconoscono in un sistema unico. Per questo Conftrasporto è intenzionata a chiedere al nuovo ministro d’intervenire, valutando la rimozione dei presidenti che si pongono fuori delle logiche di un unico sistema pensato per le necessità del Paese. Scelte strategiche che non possono essere rimandate così come non si potrà perdere tempo per riaprire il dialogo sul trasporto su gomma, sui temi legati a scelte che la Commissione europea si accingerebbe a portare avanti e che appaiono gravemente penalizzanti per le imprese nazionali. È comprensibile che per il nuovo Governo si tratti di “materie” nuove, ma è indispensabile che le studi e impari in fretta perché le imprese del settore non possono attendere ancora. Il rischio è che collassino, in un mare di problemi che si chiamano malfunzionamento (per usare un eufemismo) degli uffici delle Motorizzazioni civili, permanente blocco dei trasporti eccezionali, mancata previsione di norme che incrementerebbero la sicurezza. Non ultimo, la messa a disposizione nella loro interezza del trasferimento delle risorse così come concordato con il precedente Esecutivo. In gioco ci sono decine, centinaia di migliaia di posti di lavoro: c’è l’occupazione giovanile, c’è la sostenibilità ambientale. Ci sono scelte che viaggiano in una sola direzione: quella che conduce a penalizzare chi lavora.  Prima tagliare il rimborso delle accise sul gasolio per autotrazione per le imprese del trasporto su gomma,  oppure prima di adottare scelte di liberalizzazioni unilaterali nei servizi tecnico nautici sarebbe il caso di pensarci molto bene.  Magari avendo l’umiltà (che è sempre sintomo d’intelligenza), di confrontarsi  con chi conosce questo mondo, i suoi problemi, le possibili soluzioni concrete.. Conftrasporto si porrà come sempre a disposizione per portare avanti costruttivamente un confronto che, partendo dal riconoscimento della rappresentanza reale su richieste che debbono appartenere a un disegno generale, possa rilanciare in tempi brevi scelte riguardanti tutti i settori della logistica. 

Paolo Uggé