“L’ennesimo blocco praticato dall’Austria rischia di mettere definitivamente ko buona parte delle 90mila aziende italiane” dell’autotrasporto. Lo spiega la Cgia di Mestra in un comunicato nel quale viene esaminato lo stop ai Tir sul Brennero. Una “decisione unilaterale presa dal governo del Tirolo che rischia”, secondo la Cgia, “di provocare non pochi disagi, non solo agli autotrasportatori italiani”. Perché, numeri alla mano, il peso degli stranieri sta aumentando sempre più. Gli ultimi dati Eurostat, spiega il coordinatore dell’Ufficio studi della Cgia Paolo Zabeo, “ci dicono che il peso dell’autotrasporto proveniente dai paesi terzi ha raggiunto livelli impressionanti. Nel traffico bilaterale Germania-Italia, ad esempio, raggiunge addirittura il 48,7 per cento. Ciò vuol dire che quasi la metà dei transiti dei mezzi pesanti tra questi due paesi sono ad appannaggio di vettori che non sono né italiani né tedeschi, ma, in particolar modo, polacchi”.
La situazione non cambia molto se si analizzano le altre due direttrici che interessano il nostro Paese. “Nel traffico bilaterale Francia-Italia, infatti, i Tir da paesi terzi “assorbono” il 35,2 per cento del flusso totale, in quello Austria-Italia, infine, l’incidenza è del 45,3 per cento”, spiega la Cgia. Ma gli autotrasportatori italiani devono fare anche i conti con il “mancato rispetto delle norme europee in materia di cabotaggio praticate dagli autotrasportatori dell’Est. Il Regolamento CE (n° 1072/2009), infatti, consente ad un vettore comunitario, in possesso di licenza comunitaria, di effettuare fino a 3 trasporti interni successivi al trasporto internazionale in uno Stato membro diverso da quello di residenza. L’ultimo scarico prima di lasciare lo Stato ospitante deve avere luogo entro 7 giorni dall’ultimo scarico nello stato membro ospitante nel corso del trasporto internazionale in entrata. Attualmente tutti gli Stati membri sono ammessi alla pratica del cabotaggio. Disposizioni, queste ultime, che spesso vengono palesemente violate dai vettori provenienti dai paesi dell’ex blocco sovietico, dando luogo a una forte concorrenza sleale nei confronti dei nostri trasportatori”. Per completare il quadro, a tinte sempre più scure, ci si mettono anche i costi d’esercizio che in Italia sono “tra i più alti in Ue”. Da noi, spiega la Cgia, “il prezzo del gasolio è il più caro d’Europa”.