È il Nordest il motore del Paese. Da qui, da queste autostrade, passano più Tir, che vuol dire più merci e maggiore peso economico. Secondo uno studio della Cgia di Mestre, “ogni giorno sulle principali autostrade del “nuovo” triangolo produttivo (Milano-Bologna-Padova) transitano 240 mila mezzi pesanti, oltre il 60 per cento in più di quelli che solcano il “vecchio” triangolo industriale (Torino-Milano-Genova) che, invece, ammontano a 148 mila unità”. Secondo l’Ufficio studi, questa “rilevazione ci consente di affermare in maniera empirica come i flussi di merci e, conseguentemente, anche il peso del sistema economico del Paese, si sia ormai definitivamente spostato a Nordest”. Tutto bene per l’autotrasporto italiano? Non proprio, perché secondo la Cgia il peso della concorrenza straniera ha “raggiunto livelli impressionanti”.
L’autostrada più trafficata d’Italia è l’A4 Brescia-Padova, con 26.242 veicoli pesanti teorici medi giornalieri. Seguono l’A4 Milano-Brescia con 24.699, l’A1 Milano-Bologna con 21.663, l’A1 Bologna-Firenze con 16.490, l’A14 Bologna-Ancona con 15.069 e il Passante/Tangenziale di Mestre con 13.829. Il dato medio riferito all’intera tratta autostradale presente in Italia è pari a 9.085 mezzi pesanti. Rispetto all’anno pre-crisi (2007), il numero medio di Tir circolanti nelle autostrade italiane è comunque ancora più basso del 12 per cento. Se nel 2007 il numero di veicoli pesanti teorici medi giornalieri circolanti su tutte le autostrade d’Italia era pari a 10.334, l’anno scorso, sebbene dal 2014 ci sia stata una decisa inversione di tendenza, si è fermato a quota 9.085. Sempre in questi ultimi 10 anni, tra le 35 tratte autostradali analizzate, le uniche che hanno recuperato i flussi di traffico del 2007 sono state l’A5 Aosta-Traforo del Monte Bianco (+16,2 per cento), la T1 Traforo del Monte Bianco (+8,6 per cento) e l’A22 del Brennero-Verona (+2,3 per cento). Tutte la altre, invece, sono ancora in negativo. Nel quadro si inserisce prepontemente la concorrenza dell’autotrasporto straniero. “Nonostante alcune direttrici dell’export abbiano recuperato i flussi di traffico pre-crisi, gli autotrasportatori stranieri “presidiano” ormai stabilmente queste tratte”, spiega la Cgia. “Secondo i dati Eurostat (2015) il peso dell’autotrasporto dai paesi terzi ha raggiunto livelli impressionanti. Nel traffico bilaterale Italia-Francia, ad esempio, i Tir da paesi terzi “assorbono” il 35,2 per cento del flusso totale; in quello Italia-Austria l’incidenza è del 45,3 per cento e in quello Italia-Germania raggiunge addirittura il 48,7 per cento. Secondo le stime dell’Albo Nazionale degli Autotrasportatori, il numero delle imprese presenti in Italia oscilla attorno alle 90.000 unità. Il 52 per cento del totale è costituito da ditte individuali, il 16 per cento da società in nome collettivo, il 27 per cento da società di capitali e un altro 5 per cento da consorzi e cooperative. E nonostante gli incrementi di traffico verificatesi negli ultimi 4 anni, la situazione del settore dell’autotrasporto italiano rimane ancora molto difficile. Tasse, costi e burocrazia hanno penalizzato soprattutto le aziende del settore ubicate nelle aree di confine che continuano a subire la concorrenza sleale praticata soprattutto dai trasportatori dell’Est Europa”.