Mancano meno di due settimane alle elezioni e in parallelo al conto alla rovescia per l’appuntamento ai seggi continua la sua corsa anche l’elencazione, da parte di Conftrasporto a tutti i partiti politici, degli argomenti ritenuti di grande importanza per il settore. Temi come la paralisi dei trasporti eccezionali, scattata di fatto dopo i crolli di alcuni cavalcavia. Nessun passo in avanti è stato di fatto compiuto dopo la tragedia di Annone Brianza (ed è quasi trascorso un anno e mezzo): il Governo che verrà potrà davvero esimersi dal dare in tempi immediati una risposta funzionale su questa attività che impatta fortemente con il sistema produttivo? La situazione è doppiamente insostenibile: perché se da un lato gli impegni assunti a oggi non hanno prodotto alcuna modificazione significativa (tranne in qualche realtà, ma di fatto si lavora sperando che nulla succeda….) dall’altra le imprese di autotrasporto si vedono ormai costrette a subire le richieste da parte degli enti proprietari delle strade che mirano solo a scaricare costi e responsabilità sugli operatori. Una vicenda che la dice lunga sulla necessità che i temi del trasporto ritrovino un punto di confronto con chi sarà chiamato a gestire la politica dei trasporti nella prossima legislatura. Un dialogo sui temi caldi del settore che Conftrasporto ha avviato e sta portando avanti con convinzione tanto da includerlo nelle proposte presentate al mondo politico. Le risposte giunte finora hanno visto la condivisione del Pd, che attraverso il segretario Matteo Renzi ha dimostrato interesse ad affrontare l’argomento nella prossima legislatura, e di di Forza Italia. Per il centro destra rilanciare la Consulta dell’autotrasporto significherebbe riprendere un tema condiviso. Forse pochi lo ricordano, ma fu proprio questo l’organismo alla base del “Patto della logistica” che elaborò un Piano del trasporto e della logistica condiviso con le parti sociali. Per la precisione l’ultimo Piano della logistica validato, nel 2006, come testimoniano gli atti del Cipe, visto che altri progetti analoghi, al di là dell’impegno messo, non sono stati riconosciuti da documenti ufficiali. Un Piano approvato dalla Consulta ma purtroppo mai messo in condizioni di partire, né dal Cipe né tanto meno dal Governo; una valida soluzione rimasta al palo, come spesso accade in questo Paese, dopo l’eliminazione, da parte dell’esecutivo guidato dal professor Mario Monti, della Consulta stessa, strumento attraverso il quale le parti interessate alla politica dei trasporti avrebbero potuto continuare a confrontarsi, riuscendo a evitare che i movimenti di protesta potessero trovare spazi ed elaborando proposte di utilità per il sistema economico nazionale. Ora le sfide che impegneranno il nuovo Esecutivo esigono che si riprenda la modalità del confronto che si può realizzare solo dando il giusto peso ai corpi intermedi che rappresentano realmente gli interessi di tutte le parti coinvolte (committenza e operatori del trasporto). Le infrastrutture debbono tornare ad essere lo strumento attraverso il quale realizzare una politica dei trasporti funzionale al Paese. Il tema di garantire la permeabilità dell’Arco alpino si collega con il sistema portuale in grado di gestire le merci che con la nuova Via della Seta possono assegnare al nostro Paese il ruolo di approdo terminale nel Mediterraneo. Ciò che occorre è una visione d’insieme del Paese perché dalle risposte che il Governo saprà dare dipenderà il futuro dei nostri giovani.
Paolo Uggé,presidente Conftrasporto e vicepresidente Confcommercio